I concorrenti di Sda – il corriere delle Poste Italiane che martedì ha annunciato una procedura di licenziamento collettivo – non riescono a spiegarselo. La domanda che tutti si fanno è: perché un’impresa decide scientemente di perdere un milione al giorno? Il riferimento è al blocco – o serrata – di Carpiano, magazzino in provincia di Milano che da un mese compromette il fatturato di Sda.

La risposta non c’è. Ma una certezza – i concorrenti – l’hanno: «Una impresa privata avrebbe già chiuso. La Sda va avanti solo perché dietro ha Poste Italiane che si può permettersi queste perdite». I sindacati confederali fanno notare un altro tassello importante: «È Poste Italiane che ha imposto a Sda di non sottostare più ai ricatti dei Cobas, se avessero voluto risolvere la questione lo avrebbero fatto in cinque minuti, firmando l’accordo che riconosceva ai Cobas quanto chiedevano». Il riferimento è ancora a Carpiano: nel magazzino milanese ad agosto è andato in scena uno scontro fra Sol Cobas e Si Cobas parallelamente ad un cambio di appalto fra cooperative, la forma più utilizzata nella logistica per abbassare il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori.

Prima la protesta del Sol Cobas – nato da una scissione dai «cugini» – poi quella del Si Cobas che hanno bloccato per settimane l’entrata del magazzino chiedendo il riconoscimento delle condizioni contrattuali precedenti e la non applicazione del Jobs act.

Ma pochi giorni dopo il raid squadrista della notte del 25 settembre, il picchetto del Si Cobas a Carpiano è finito. Da quel momento è partita una sorta di «serrata» da parte della stessa Sda: si è rifiutata di firmare l’accordo che il prefetto di Milano ha preparato, il tutto nonostante il «via libera» della nuova cooperativa – la Ucsa – a riconoscere le condizioni contrattuali rivendicate dal Si Cobas. Che allo stesso tempo ha denunciato come tutta la manovra di Sda rientri in un piano per chiudere e vendere ad Amazon. Piano ora smascherato dalla protesta dei lavoratori.
A pagare tutta questa situazione sono – come al solito – tutti i lavoratori del gruppo. I 1.500 diretti – per i quali l’ad di Sda martedì ha annunciato una procedura di licenziamento collettivo – e i 7.500 degli appalti delle cooperative che o sono già stati licenziati o sono costretti a lavorare meno ore.

In questo quadro già complesso ieri è entrato di nuovo a gamba tesa l’ineffabile senatore del Pd Stefano Esposito. Riprendendo una denuncia della Sda, l’esponente renziano ha attaccato addirittura il prefetto di Milano: «Tuteli i lavoratori onesti e smetta di assecondare i Cobas». Esposito torna a chiedere «al governo un intervento immediato affinchè si ponga fine a questo scempio della legalità». In più il vice presidente della commissione Lavori pubblici del Senato chiede «all’ad di Poste Italiane di denunciare quanto sta avvenendo alla Prefettura di Milano».
Pronta la risposta del Si Cobas: «Ciò che dice Esposito risulta assolutamente falso e tendenzioso. Come ribadiremo in sede giudiziaria, è la Sda che ha messo in atto una pericolosa e strumentale serrata a Milano. A Roma e Bologna si è ripartiti, al contrario a Milano non è possibile nonostante tre incontri».