Sotto l’assedio di un nemico invisibile. Questa è la sensazione di chi vive a L’Aquila e dintorni da quel 18 gennaio scorso, quando si è registrata una sequenza anomala di quattro scosse, tutte superiori a magnitudo 5, con Epicentro l’Alta Valle dell’Aterno (a Ovest del capoluogo abruzzese).

Ora questo terremoto, conseguenza degli eventi sismici prima di Amatrice (agosto) e poi di Norcia (ottobre), è tornato fin sotto i piedi della città contribuendo a far attivare, la notte tra giovedì e venerdì, anche la faglia che si trova in corrispondenza dei popolosi quartieri di Pettino e Coppito, con degli eventi sismici, in realtà, d’intensità piuttosto limitata.

Tanto sarebbe bastato per convincere il sindaco Massimo Cialente a tornare sui suoi passi e decidere di chiudere, fino al 31 gennaio, tutte le scuole; le stesse che, appena giovedì scorso, dovevano «restare aperte» perché «sicure». E questo nonostante studenti, genitori, docenti e dirigenza dell’Istituto scolastico Cotugno (1.200 alunni), avessero portato all’attenzione il dato del coefficiente di vulnerabilità sismica della loro scuola (risalente a uno studio della Provincia del 2013 e obbligatorio per legge dopo il disastro di San Giuliano di Puglia del 2002), pari a un desolante 26% di sicurezza.

Ora il Cotugno resterà chiuso con una proroga fino a sabato 4 febbraio per effettuare le prove di carico su alcune parti strutturali. Una vittoria del movimento di protesta iniziato nella scuola, favorita dall’emendamento annunciato dalla ministra dell’Istruzione Fedeli per far approvare una deroga ai 200giorni di anno scolastico per le zone terremotate. «Come ha potuto la Provincia far restare nel cassetto un dato come l’indice di vulnerabilità che, secondo me, andrebbe esposto all’ingresso di ogni edificio», ha tuonato l’insegnate del Cotugno Anna Lucia Bonanni in un incontro tra gli Enti e la scuola. «Solo battendoci per una città più sicura L’Aquila non si spopolerà».

Dal canto suo Cialente ha annunciato in una nota che «il presidente della Regione D’Alfonso ha ottenuto dal presidente Gentiloni la disponibilità a favorire un piano di rapida e standardizzata valutazione della vulnerabilità delle scuole abruzzesi». Ma Cialente non si è fermato qui. Convinto anche dal cambio di paradigma sulla comunicazione del rischio della Commissione Grandi rischi – che ha portato alle dimissioni del numero due Scarascia Mugnozza in disaccordo con il presidente Bertolucci che non aveva escluso un effetto Vajont per la diga di Campotosto -, il sindaco, riguardo il nuovo sciame, ha esplicitamente parlato di «fenomeni che potrebbero preludere a una scossa maggiore intorno al quinto grado», invitando tutti a prendere le dovute precauzioni.

E la città? Si prepara quasi in silenzio, con un piede dentro e l’altro fuori casa, a «reggere botta», letteralmente. Chi può se n’è già andato.