Dal 1 marzo 24 mila addetti alle pulizie nelle scuole rischiano di essere licenziati oppure di lavorare fino a 18 ore settimanali a 400 euro. Oggi ne guadagnano 800. La loro ultima speranza era un emendamento al «Salva Roma» che prolungava il loro impiego di un mese, dal 28 febbraio al 31 marzo. Stralciato da Piero Grasso per fare in fretta. Inutilmente, perché lo stesso decreto è stato nuovamente ritirato dal governo Renzi. Dopo il taglio di 70 milioni di euro nel «Decreto del Fare», che si aggiunge a quelli degli anni scorsi che hanno diminuito il fondo da 600 milioni a 390 milioni di euro, l’ex ministro dell’economia Saccomanni e l’ex ministro dell’istruzione Carrozza erano riusciti a recuperare una trentina di milioni.

Il clima è di mobilitazione generale. L’unione sindacale di base ha convocato un nuovo sciopero il 3 marzo, Flc-Cgil ne ha già fatto un altro il 21 febbraio scorso. Per tre giorni a gennaio, migliaia di lavoratori provenienti in prevalenza da Puglia Sardegna e Sicilia – le regioni più duramente colpite dal sistema di intermediazione di manodopera e di outsourcing inventato dal Ministero dell’Istruzione, hanno assediato viale Trastevere a Roma per ottenere una soluzione. Inutilmente.

Tra poche ore i presidi dovranno auto-organizzarsi e provvedere a tenere pulite le aule. A pagarne le conseguenze saranno certamente gli alunni e i loro insegnanti. Le famiglie dovranno aggiungere una nuova voce di spesa al loro già magro bilancio. Oltre alla carta igienica, dovranno acquistare i detersivi e le scope. È stato calcolato che, a causa dei tagli monstre imposti da Gelmini e Tremonti alla scuola italiana (8,4 miliardi di euro), abbiano fino ad oggi finanziato la scuola con 390 milioni di euro di tasca propria. Una spesa destinata ad aumentare a causa del parodistico «Decreto del fare» voluto dall’operoso Letta. Salvo soluzioni dell’ultimo minuto.

Due giorni fa, a Torino, gli addetti alle pulizie si sono incatenati davanti al Comune e sono stati ricevuti dal sindaco Fassino. La regione Puglia, dove gli addetti a rischio sono 3500, si è schierata dalla loro parte. Qui è stato raggiunto un accordo tra i sindacati e la Dussmann Service, l’azienda che ha vinto la gara Consip lanciata dal Miur, anche se il rischio di licenziamento non è ancora scongiurato. Ieri la «marcia dei 24 mila addetti» organizzata da Cgil, Cisl e Uil ha raggiunto anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi in visita in una scuola media a Treviso insieme al nuovo ministro dell’Istruzione Giannini che ha assicurato «provvedimenti d’urgenza che dovrebbero essere esecutivi da sabato in vista di una risoluzione completa del problema».

Giannini dovrà trovare una soluzione ad un altro pasticcio creato dai suoi predecessori. Il personale Ata è pronto a scioperare contro il blocco dei pagamenti per attività aggiuntive come l’assistenza ai disabili o la manutenzione dei laboratori.

Da L’Aquila a Catanzaro, da Cagliari a Firenze ieri è arrivata un’unica richiesta: rivedere il sistema di appalti dove i soldi sono sempre meno: 290 milioni di euro rispetto ad un fabbisogno di 1,2 miliardi per quattro anni. La spending review imposta alla scuola dal 2008, e il blocco del turn-over, impediscono di assumere gli addetti alle pulizie, buona parte dei quali sono stati già stabilizzati negli anni Novanta. Su dieci lotti assegnati fino ad oggi dalla gara Consip, sei sono andati ad aziende della lega delle cooperative: Manutencoop e il consorzio nazionale dei servizi.