Allo «tsunami dell’educazione», come è stato definito il grande sciopero di insegnanti, studenti e lavoratori del settore educativo di mercoledì scorso in più di 200 città di tutti gli stati del Brasile, Bolsonaro ha risposto insultando i manifestanti. «Sono imbecilli che non conoscono neppure la formula dell’acqua – ha detto -, «utili idioti utilizzati come massa di manovra» dalla minoranza «che costituisce il nucleo di molte università federali».

Così il presidente brasiliano ha deliziato i giornalisti a Dallas, dove si è recato – ma c’è chi dice auto-invitato – per ritirare il premio di personalità dell’anno conferitogli dalla Camera di commercio Brasile-Usa, malgrado il rifiuto del sindaco Mike Rawlings di dargli il benvenuto. Quel premio, peraltro, che avrebbe dovuto ricevere a New York, se le critiche dei movimenti e la chiusura del sindaco de Blasio non avessero portato ad annullare la cerimonia.

MA SE BOLSONARO SPERAVA di liquidare così le imponenti manifestazioni – come non le si vedeva da molto tempo – contro i tagli all’educazione pubblica e contro la riforma della presidenza, si è sbagliato di grosso. La Une, l’Unione nazionale degli studenti, ha già annunciato una nuova mobilitazione per il 30 maggio, in attesa dello sciopero generale convocato dalle centrali sindacali il 14 giugno. E in molti scommettono che sia davvero l’inizio dell’auspicata resistenza di piazza contro Bolsonaro.

AL DI LÀ DEGLI INSULTI, del resto, l’ex capitano si è preoccupato eccome. Tant’è che aveva persino telefonato al ministro dell’Educazione Abraham Weintraub per chiedergli di fare marcia indietro sui tagli, come ha ammesso lo stesso ministro, aggiungendo però di essere riuscito a convincerlo a tenere il punto (versione, peraltro, contraddetta dal ministro della Casa Civile Onyx Lorenzoni, nel più perfetto stile di una compagine governativa scoordinata e litigiosa).

«Il sogno delle persone è portare i figli alla scuola privata, non a quella pubblica», ha garantito Weintraub alla Camera, dove era stato obbligato a riferire sui tagli governativi. «No, ministro – gli ha risposto la deputata Maria do Rosário -, il sogno dei brasiliani e delle brasiliane è avere un’educazione pubblica, gratuita e di qualità».

C’È UN ALTRO TSUNAMI, però, che rischia di travolgere la famiglia presidenziale, riguardo al caso delle transazioni sospette riscontrate sul conto dell’ex autista di Flávio Bolsonaro Fabrício Queiroz (tra cui un versamento di 24mila reais a favore della moglie del presidente) e ai 48 depositi parimenti sospetti sul conto dello stesso Flávio, oggi senatore. Il Pubblico ministero di Rio de Janeiro ha infatti disposto accertamenti bancari non solo su Queiroz, ma anche sul primogenito Bolsonaro, cogliendo indizi di riciclaggio di denaro nelle transazioni immobiliari, per un totale di 19 immobili, da lui realizzate tra il 2010 e il 2017.

Chissa cosa ha pensato l’ex presidente Lula, in carcere per un appartamento che non è mai stato suo.