Le scuole, dagli asili ai licei, hanno riaperto in Francia per 12.257.000 allievi il 3 gennaio, dopo le due settimane di vacanze di Natale. L’obiettivo del governo è stato, fin dall’inizio della pandemia, di tenere il più possibile le scuole aperte. Il ministro dell’Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer, ha persino scritto un libro, Scuola aperta (Gallimard) e si vanta di aver permesso, più che altrove (più che negli altri stati europei, più degli Usa), la «continuità pedagogica». Ma la variante Omicron sta creando il caos e la continuità pedagogica sta diventando sempre più a geometria variabile. Al punto che i principali sindacati della scuola – Fsu, Unsa, Cgt, Fo, Sud – hanno dichiarato uno sciopero per giovedì 13, perché «esasperati» dalla situazione. I sindacati degli insegnanti chiedono «più sicurezza, più stabilità», protestano per la confusione dei protocolli. L’ultimo è stato reso noto domenica 2 gennaio, nel pomeriggio, a poche ore dalla riapertura. Gli insegnanti chiedono di tornare al vecchio sistema, adottato nei momenti di peggiore crisi nelle ondate precedenti: un caso, una chiusura. Invece, adesso, in via di principio le classi non chiudono più anche in presenza di 3 casi Covid, ma gli allievi sono obbligati a fare tre test, il giorno della scoperta di un contagio, poi dopo 2 e 4 giorni (ma è anche possibile un’autodichiarazione da parte dei genitori). Un sistema complicato, che sta esasperando le famiglie, che causa lunghe code nelle farmacie e molti disagi. Un nuovo protocollo, alleggerito, potrebbe essere proposto a breve. Ma tutto resta nel vago, insegnanti e genitori protestano e denunciano una navigazione a vista. Dovrebbero essere chiarite a breve le condizioni di insegnamento, tra lezioni in presenza e eventuale Dad (ma gli insegnanti hanno già ottenuto l’esclusione della sovrapposizione delle due forme di insegnamento).

Nei fatti, dopo una settimana di scuola, ci sono 9mila classi chiuse, una cifra moltiplicata per tre rispetto ai dati di prima delle vacanze di Natale. Sulle circa 60mila scuole che conta la Francia, sono chiuse completamente 20 elementari, 6 medie e 2 licei. Ma nelle scuole aperte l’organizzazione è difficile, ci sono molti insegnanti assenti, le mense subiscono gli effetti della diffusione del Covid e funzionano a singhiozzo: nella prima settimana è stato stimato il 7% di professori non presenti, c’è un rischio di raddoppio di questa cifra nella prossima settimana, mentre il consiglio scientifico ha ventilato la minaccia fino a un terzo di assenti tra gli 860mila insegnanti della scuola francese al momento del picco di Omicron. I presidi sono in difficoltà, perché mentre è escluso l’incrocio di allievi provenienti da classi diverse, i figli del personale sanitario in senso ampio (medici, infermieri, ma anche farmacisti, personale delle case di riposo ecc.) devono essere accolti in ogni caso, per evitare che ci siano ricadute negative sul sistema di cura, sommerso dai malati, con più di 300mila contagi al giorno.

I sindacati della scuola protestano per la sicurezza degli insegnanti. Il ministero ha promesso che, al posto di quelle lavabili in tessuto fornite finora, verranno distribuiti 55 milioni di mascherine chirurgiche ogni mese, ma i sindacati chiedono le FFP2, misura ancora allo studio, in attesa di un parere del consiglio scientifico. Ci sono proteste per la scarsa presenza di rilevatori di Co2 nelle classi (che dovrebbero essere forniti dagli enti locali), mentre in molte scuole di architettura recente è impossibile aprire le finestre per la ventilazione raccomandata dagli esperti. I sindacati sono preoccupati per le prime prove del Bac (l’esame di maturità) che iniziano già a marzo e sono previste in presenza. Anche nelle università gli esami saranno in presenza, salvo misure specifiche per studenti contagiati.