La pandemia è stata più forte della determinazione della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a esporre 65 mila docenti precari con almeno tre anni di servizio al rischio di contagio pur di celebrare un esiguo concorso «straordinario» per 32 mila posti nelle scuole a partire dal primo settembre dell’anno prossimo. Il nuovo «Dpcm» del presidente del Consiglio Conte ha sospeso le prove fino al 3 dicembre. Erano iniziate il 22 ottobre scorso, mentre era già chiaro l’andamento al rialzo della curva epidemiologica del Covid. Avrebbero dovuto terminare il prossimo 16 novembre. A evidenziare l’importanza politica attribuita dal governo a questa singolare vicenda in corso da mesi con scontri nella maggioranza e con i sindacati, va ricordato che il «Dpcm» della settimana scorsa aveva disposto la sospensione di tutti i concorsi, tranne quelli per il personale medico e, appunto, per i precari della scuola. Pochi giorni dopo, il radicale cambio di rotta.

UNA SCONFESSIONE della linea seguita dal ministero, e dallo stesso governo: questo significa la prevedibile sospensione del concorso. Una decisione che crea una serie di incertezze su come proseguire un’iniziativa che non risolve il problema del precariato nella scuola; non affronta quello della riforma del reclutamento e esclude la stabilizzazione di chi lavora da più di 3 anni per la P.A. come richiesto dalla Commissione Europea. ora possono aprirsi scenari diversi. Sarà difficile che le prove riprendano dopo il 3 dicembre perché i tempi tecnici e il Natale lo impediranno. Per completarle c’è tempo fino al primo settembre 2021. In ogni caso ci sarà un lungo periodo di incertezza sia per chi ha fatto le prove, sia per chi non ha fatto a tempo a farle. Ieri il ministero ha puntualizzato che il 67% dei candidati ha concluso le prove. All’appello mancano 54 prove. Sui 64.563 candidati ammessi, sarebbero 48.773 quelli che si vedranno sospesa la valutazione in attesa che il concorso riprenda per gli altri 15.790. Inoltre, dagli oltre 48 mila si dovrà eliminare almeno il 10% costretto a rinunciare perché in quarantena (parliamo di persone che già lavorano nella scuola); era in gravidanza o non ha voluto correre rischi in questa situazione angosciante. A tutte queste persone è stato rifiutata la prova suppletiva e hanno dovuto perdere un’occasione importante per la loro vita. Ieri inoltre c’era anche chi prefigurava la creazione di una contrapposizione di fatto tra chi ha fatto le prove e chi no. In entrambi i casi potrebbe esserci qualcuno che chiederà l’annullamento del concorso. Il governo aveva pensato anche a un altro concorso «ordinario» con quasi 500 mila candidati. Si ritiene che lo abbia sospeso. «Alla fine, come era ovvio, il governo ha dovuto sospendere il concorso – hanno commentato Matteo Orfini e e Francesco Verducci (Pd) – Purtroppo lo ha fatto in ritardo, creando il caos. È una situazione assurda».

DURISSIME le reazioni dei sindacati contro il prevedibile rovescio della politica scolastica seguita fino adora: «La scelta di rifiutare la procedura per titoli e avviare il concorso in piena pandemia per un’astratta idea di merito ha determinato un inizio anno scolastico con oltre 200 mila supplenti da nominare – ha detto Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – Ora si stanzino le nuove risorse nella legge di bilancio». Usb ha chiesto le dimissioni di Azzolina, ha denunciato «l’arroganza, l’incapacità, il pressappochismo del ministero». «Si indica un concorso per soli titoli per stabilizzare il personale con almeno 3 anni di servizio» in condizioni di sicurezza per i precari. La chiusura delle superiori, tutte in didattica a distanza come le seconde e terze medie nelle «zone rosse», disposta dal nuovo «Dpcm» dovrebbe servire a «fare ciò che non si è fatto: presidi sanitari per circoscrivere i focolai e tracciare il virus. Non basta sospendere il concorso, occorre archiviarlo» ha sostenuto Pino Turi (Uil scuola).

SULLE MASCHERINE il nuovo «Dpcm» ha registrato un’altra marcia indietro. Saranno obbligatorie in classe a partire dalle elementari. Fino a quando resteranno aperte.