Annunci sulla scuola, questo è lo stato dell’arte a 24 ore dal consiglio dei ministri

Il 29 agosto verranno presentate le 29 «linee guida» di quella che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini considera la sua «visione fino al 2038». Sempre che nelle prossime ore il presidente del Consiglio non cambi idea su sollecitazione del ministro dell’economia Padoan per il quale ci sono spazi per risparmiare ancora su istruzione e sanità: «Questo implica mettere in discussione le posizioni acquisite» ha detto ieri al «Corriere della sera». Si parla di un reclutamento straordinario di 100 mila docenti precari in tre anni. Sui giornali l’annuncio è sembrato essere esecutivo dal 2015. In realtà il reclutamento partirebbe dal 2017, sempre se Padoan è d’accordo. Nel 2015 ci sarà, forse, un nuovo «concorsone». Anche in questo caso sono da trovare le risorse. Per quello precedente ci sono ancora vincitori in attesa di cattedra. Si parla inoltre di «abolire le supplenze». Sembra che il ministro Giannini abbia alluso a quelle delle graduatorie d’istituto da coprire con un nuovo «organico funzionale a rete» composto da docenti fissi e neoassunti. È probabile che confluiranno anche una parte dei 400 mila precari interessati, ma non si sa con quale contratto. Sarà rafforzata l’alternanza scuola-lavoro in vista di una «professionalizzazione» dell’insegnamento ai tecnici e ai professionali. Previsti bonus per i privati e le aziende. Si parla di detassazioni per le scuole paritarie. Il governo intenderebbe riformare la legge del 2000.

I dati Ocse: «Due terzi di italiani semi-analfabeti»

Per confrontare lo scarto tra le parole del governo e la realtà basta scorrere la sintesi dell’importante rapporto Bes (Benessere equo sostenibile) pubblicato da Cnel e Istat lo scorso giugno: nel 2013 il 58,2% dei 25-64enni possiede almeno il diploma superiore, contro un valore medio europeo del 74,9%; i laureati tra i 30 e i 34 anni sono appena il 22,4%, mentre la media europea è del 40%. Un giovane su quattro (il 26%) non studia e non lavora (i «Neet»). Al Sud è più di uno su tre. Ancora: «I dati dell’Ocse tracciano un quadro critico indicando che solo un terzo degli italiani tra i 16 e i 65 anni raggiunge un livello accettabile di competenza alfabetica mentre un altro terzo è a un livello così basso che non è in grado di sintetizzare un’informazione scritta». La ricetta? «Sono necessari programmi adeguati mirati alla riduzione delle disuguaglianze sociali, territoriali e di genere tra i giovani e di investire in formazione degli adulti per diminuire gli enormi divari generazionali nelle competenze».