Classe 1954, economista con studi alla Scuola Enrico Mattei di Milano, a Cambridge e a Berkley, militante in gioventù nelle fila di Lotta continua, ordinario di economia politica e prorettore all’università di Cagliari sino a poche settimane fa, cioè sino a quando il centrosinistra non lo ha scelto come proprio candidato. Francesco Pigliaru è un tecnico prestato alla politica, ma della politica da sempre attento osservatore e anche protagonista. Per due anni (2004-2007) è stato infatti assessore alla programmazione e al bilancio nella giunta Soru.

Va rivista l’autonomia che l’attuale quadro istituzionale assegna alla Regione Sardegna? E come?

Esistono spazi ampi nella nostra autonomia. La sfida per noi è dimostrare che questi spazi esistenti li sappiamo gestire bene e che le nostre istituzioni sanno lavorare per noi meglio di quanto possa fare lo Stato centrale. Nulla ci impedisce di essere alla frontiera della qualità istituzionale e dimostreremo di saperlo fare.

Tra i partiti che sostengono la coalizione di centrosinistra ce ne sono alcuni che hanno l’indipendenza della Sardegna come punto qualificante dei loro programmi. Lei che ne pensa?

La scelta di lavorare insieme ai movimenti sovranisti è per noi una sfida a raggiungere il massimo grado di impegno per forme più avanzate di autonomia e di sovranità. Un impegno che ci spinge a continuare un rapporto con lo Stato che per noi è di pari dignità. La nostra capacità di mantenere questo livello di confronto è dimostrata dalla ’vertenza entrate’ che noi avevamo vinto e che il centrodestra ha dilapidato. Nei primi mesi di governo attueremo una serie di iniziative che ridefiniscano il rapporto con lo Stato sia sulle questioni finanziarie sia sulle questioni istituzionali. In questo senso il contributo dei sovranisti sarà essenziale sia nelle proposte sia nella mobilitazione.

La crisi economica e il tema del lavoro. Quali le sue proposte?

Non si può ragionare solo in termini di emergenza, come è stato fatto finora. Servono politiche attive per il lavoro, investimenti importanti per rendere possibile il ricollocamento e la nascita di nuovi percorsi professionali. Vogliamo andare avanti nella riduzione dell’Irap e per ampliare la fiscalità di vantaggio, senza compromettere servizi essenziali come la sanità, come fanno invece le proposte demagogiche del centrodestra sulla zona franca integrale. Vogliamo favorire la nascita di iniziative nuove, capaci di generare lavoro. È giusto sostenere le imprese, ma solo quelle che effettivamente producono. Al primo posto ci sono i lavoratori, la valorizzazione dei talenti di ognuno, l’imprenditoria giovanile come il ricollocamento favorito dalla formazione continua. Anche i Centri per il lavoro devono partire da ogni lavoratore, rilevarne le competenze e trovare la migliore occupazione. Per i giovani metteremo a frutto il progetto ’Garanzia giovani’ dell’Ue. Poi puntiamo sulla formazione per raggiungere professionalità consapevoli, secondo il talento di ognuno. C’è molto lavoro da creare per bonificare i luoghi, per sviluppare il turismo e l’agroalimentare di qualità. Così come sul fronte delle esportazioni: sei milioni di export in agricoltura e 160 milioni nell’agroalimentare sono niente. Ma l’importante è che ci si rimetta in moto in condizioni di pari opportunità per tutti e di coesione sociale, puntando su competenze aggiornate nei settori dove contano la creatività e il capitale umano.

Che cosa pensa dello jobs act proposto da Matteo Renzi? È applicabile alla Sardegna?

Potremmo essere i primi in Italia a sperimentare alcune delle proposte di Renzi sul mercato del lavoro, in particolare sulle politiche attive contro la disoccupazione. E punteremo molto anche sui giovani, le imprese e l’export, l’istruzione.

Il tema dell’ambiente. Cappellacci vuole smontare il Piano paesaggistico regionale (Ppr). Il Ppr deve restare così com’è o va cambiato, e come?

Il Ppr è lo strumento principe per la salvaguardia del paesaggio sardo contro l’assalto del cemento. L’ambiente è il nostro petrolio e i sardi l’hanno capito bene. Quel che serve adesso è un lavoro di semplificazione e lo snellimento delle procedure per ottenere le autorizzazioni. Lo faremo rapidamente, con una nuova legge urbanistica che favorisca l’autocertificazione e sia rigorosa nei controlli.

La Sardegna è tra le regioni italiane con più alto tasso di dispersione scolastica. Scuola e formazione che posto hanno nel suo programma?

È la priorità. Quando parliamo di democrazia, parliamo di scuola e formazione. Ogni ragazzo che abbandona la scuola è un fallimento dell’intera società. Vogliamo un piano straordinario sull’istruzione e sull’edilizia scolastica perché ogni ragazzo sia orgoglioso di frequentare la scuola. Sempre di più il benessere passa per la conoscenza, che pretende livelli alti di istruzione, modalità di insegnamento innovative, supporto alla ricerca. Ci serve subito una legge sull’istruzione e sulla formazione per decidere criteri e dimensionamento in autonomia e garantire l’acquisizione delle competenze di base per tutti. Non è solo questione di rispondere a una emergenza ma è anche un investimento per il futuro.

Il Pd. Che giudizio dà del momento non facile che attraversa il principale partito della coalizione che sostiene la sua candidatura e della segreteria Renzi?

Il Pd si è trovato al capezzale di un’Italia molto malata. Si è rinnovato e si sta rinnovando per segnare una forte inversione di marcia. Si tratta di un processo che deve rimettere in moto energie e speranze individuali e collettive ferite da decenni di malgoverno berlusconiano. Sono cresciute le disuguaglianze, il tessuto sociale si è indebolito. È certo però che in Sardegna non troveranno spazio esperienze del tipo ’larghe intese’.

Perché un elettore di centrosinistra dovrebbe votare per Francesco Pigliaru e non per Michela Murgia?

Perché Michela Murgia non solo non ha mai affermato di credere nei valori del centrosinistra, ma dice addirittura che tra destra e sinistra non c’è differenza.