Lo sciopero della scuola è stato confermato domani dai sindacati di base Cobas, Cub, Unicobas, Sgb e Anief dopo la «sospensione» decisa da Flc-Cgil, Cisl e Uiol scuola, Snals e Gilda a seguito di un’«intesa» con il governo il 24 aprile scorso sulla promessa di aumenti stipendiali, stabilizzazione dei precari e un impegno contro la «regionalizzazione dell’istruzione» nell’ambito dell’«autonomia differenziata» stabilita dal governo Lega-Cinque Stelle. Contro la «regionalizzazione» domani è prevista una manifestazione a Roma alle 10 a Montecitorio. Previste anche manifestazioni a Bologna, Napoli, Palermo e Genova. I sindacati chiedono aumenti per recuperare almeno il 20% di salario; l’assunzione di tutti/e i precari/e con 36 mesi di servizio; l’aumento degli organici Ata; prifiutano l’Invalsi come strumento di valutazione. A sostegno dello sciopero si sono schierate le associazioni Appello per la scuola pubblica, Per la scuola della Repubblica, Assur, Autoconvocati della scuola, Comitato 22 marzo, Lipscuola, Per la scuola della Costituzione e NoInvalsi. Contro la «regionalizzazione» e per gli aumenti Usb ha scioperato lo scorso 10 maggio. Domani Usb ha indetto lo sciopero dei trasporti pubblici, il 21 maggio di quello aereo.

Contro l’obbligo di controllare la presenza a scuola dei presidi tramite le impronte digitali oggi a Roma i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal, e quelli dei dirigenti scolastici organizzano un presidio alle 15 a piazza Vidoni. La norma è contenuta nel «ddl concretezza». I controlli biometrici sono una «schedatura di massa» sostiene l’associazione nazionale dei presidi che ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Mattarella. «Le scuole non sono un ufficio qualsiasi, il personale delle scuole non fa lo stesso lavoro degli altri dipendenti pubblici, i dirigenti scolastici non sono assimilabili a nessun altro dirigente pubblico» sostiene Roberta Fanfarillo (Flc Cgil). «Fare uno sciopero è un diritto, i presidi manifestino pure il loro disappunto» ha replicato il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti il quale ha precisato che «ancora non si sa di cosa si parla nei dettagli» perché la materia sarà regolata da un decreto ministeriale. Una schedatura di massa, a insaputa del governo