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Scuola colpita a Kramatorsk. Mosca: «Obiettivo militare»

Scuola colpita a Kramatorsk. Mosca: «Obiettivo militare»Soldato ucraino con un lanciarazzi "Stinger" di fabbricazione Usa nella regione di Donetsk – Efrem Lukatsky/Ap

Guerra di missili e dichiarazioni Per le autorità ucraine solo vittime civili nel raid. Per i russi invece all’interno c'erano «300 nazionalisti». Ma l’offensiva russa via terra stenta a progredire. E i bombardamenti si fanno sempre più imprecisi

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 luglio 2022

Pioggia di missili su Kramatorsk ieri mattina all’alba. Decine di edifici residenziali distrutti, una scuola pubblica (la “n° 23”) quasi rasa al suolo e decine di feriti. Secondo il governatore della regione di Donetsk, Pavlo Kyrylenko, al momento il bilancio sarebbe di tre morti ma i soccorritori stanno ancora scavando tra le macerie, quindi il numero potrebbe salire nelle prossime ore. Secondo il ministero della Difesa russo, il cui titolare Sergej Shoigu era in viaggio verso Istanbul per la firma dell’accordo sul grano, l’attacco sarebbe stato «un successo».

NELL’AGGIORNAMENTO quotidiano del ministero, infatti, si legge che la scuola di Kramatorsk avrebbe ospitato «fino a 300 nazionalisti» ucraini, tutti morti in seguito al bombardamento effettuato con armi di precisione terra-terra, e oltre 40 unità di equipaggiamento speciale.

Oltre alla consueta guerra di dichiarazioni a mezzo stampa dei due governi, è significativo notare che la Difesa di Mosca ha posto l’accento proprio sulle «armi di precisione» lo stesso giorno in cui diverse fonti internazionali hanno parlato del loro progressivo esaurimento all’interno degli arsenali russi. I servizi di intelligence britannica la definiscono una «carenza critica», soprattutto di missili da attacco a terra in quanto, come spiegano gli esperti dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, «la Federazione Russa ha esaurito la sua scorta di missili da crociera X-101 e per questo ha dovuto utilizzare i missili antinave X-22 e X-32 dei bombardieri Tu-22M3». Tali ordigni, spiega l’Istituto «hanno una precisione limitata se usati per colpire gli obiettivi a terra poiché la combinazione di alta potenza e bassa precisione porta spesso danni collaterali negli attacchi».

SI SPIEGHEREBBE COSÌ anche l’aumento delle strutture civili colpite nelle ultime settimane, oltre che l’eventuale accordo con l’Iran per ricevere nuovi armamenti. Inoltre, secondo Londra, lo stato maggiore russo ha incrementato l’uso di missili da difesa aerea anche per colpire obiettivi a terra a causa delle difficoltà di reperimento e produzione di quelli terra-terra. Tali munizioni sarebbero quelle generalmente impiegate nei sistemi di difesa aerea strategica usati per abbattere aerei e missili a lungo raggio e quindi sono dotate di una quantità ridotta di esplosivo in un corpo leggero e non progettato per tenere degli standard di precisione alti. Come gli X-22 e gli X-32, la probabilità che i missili anti-aereo utilizzati in modo improprio non centrino il bersaglio ma colpiscano nelle vicinanze e creino ingenti danni collaterali è molto più alta rispetto agli armamenti progettati ad hoc per quel tipo di utilizzo.

A CORROBORARE QUESTE IPOTESI si è espresso anche Vadym Skibitsky, rappresentante della direzione dell’Intelligence del ministero della Difesa ucraino, secondo il quale «la Russia ha utilizzato fino al 60% del suo stock di missili dal 24 febbraio» e a causa delle sanzioni internazionali avrebbe «dei problemi a produrre nuovi missili». Tuttavia, ha concluso Skibitsky, «dispone ancora di un numero sufficiente di vecchie scorte sovietiche». Le stesse di cui scrivevamo qualche giorno fa sempre a proposito del calo significativo di precisione dei bombardamenti russi.

Del resto, quest’analisi non implica né che la situazione resti invariata nelle prossime settimane né che le avanzate via terra russe ne risentiranno, anche se al momento stentano. L’ Istituto per lo studio della guerra (Isg) ieri in una nota equiparava il «ritmo operativo» russo in Ucraina alla pausa strategica pre-operativa. In altri termini, secondo l’istituto americano le forze russe in questa fase si stanno limitando a tenere le posizioni, quasi come se fossero immobili.

TALE ANALISI SCATURISCE dagli attacchi della fanteria russa a est di Siversk, a sud di Bakhmut e nei villaggi dell’hinterland di Kharkiv, tutti falliti. L’Isg suggerisce anche che l’attuale ritmo operativo della Russia non è «marcatamente diverso» dalle operazioni precedenti alla pausa ufficiale e che le forze russe probabilmente non riusciranno a conquistare terreno significativo nelle prossime settimane. Ma su questo, si sa, non c’è profezia che tenga. La guerra ha dei tempi difficili da comprendere e ancor più difficili da prevedere.

Chiudiamo con delle notizie dall’ovest. Ieri mattina, dalla bollente Transnitria era giunta una dichiarazione che sembrava studiata espressamente per creare il panico. Vitaly Ignatyev, ministro degli Esteri dell’autoproclamata Repubblica di Transnistria nel territorio moldavo, aveva fatto sapere che «il vettore della politica estera della Transnistria rimane immutato: è l’indipendenza e la successiva annessione alla Federazione Russa, approvata con il referendum del 2006». Una bomba incendiaria che, tuttavia, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha derubricato in poche parole: «Onestamente, ho letto i rapporti dei media, ma ignoro con cosa questa dichiarazione sia connessa, che tipo di processi siano coinvolti».

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