«Sono gli altri sindacati ad essere arrivati sulle nostre posizioni. Il No di Renzi al decreto sulle assunzioni dimostra che il ddl non è emendabile. Allora noi proponiamo agli altri sindacati di convocare una grande manifestazione nazionale domenica 7 giugno con genitori e studenti per dimostrare al governo che, nonostante la lavagna e le balle, non hanno convinto nessuno». Piero Bernocchi, 68enne pensionato della scuola a 1.300 euro al mese, non se n’era mai andato. Ma il suo ritorno a palazzo Chigi ha fatto notizia.

Bernocchi, Renzi e il garante degli scioperi mettono le mani avanti: moral suasion e precettazione, il blocco degli scrutini non si può fare.
A parte per le classi terminali, non è così. E a dirlo è la legge. La 146 non ne parla e l’accordo pattizio del 1999 fra governo e sindacati firmatati parla di sanzioni pecuniarie e/o disciplinari. Ma ai sindacati, non ai singoli docenti.

Scrima, il segretario della Cisl scuola sostiene che sia «una protesta da sindacato autonomo, non di sinistra».
Noi come Cobas nascemmo con il blocco degli scrutini del 1988. Fu lungo sei mesi, da febbraio a giugno. Poi gli scrutini si fecero quando ottenemmo l’ultimo aumento salariale rilevante nella scuola. Oggi la situazione è ancora peggiore: l’attacco è al concetto stesso di scuola pubblica. Per questo le associazioni degli studenti, coloro che sarebbero colpiti dalla protesta, si sono dette favorevoli. E credo che, a parte la Cisl, lo siano anche gli altri confederali.

Voi però non fate parte dei 5 sindacati – Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Gilda e Snals – che hanno presentato la piattaforma. Quali sono le differenze di valutazione?
Noi fin da settembre scorso abbiamo parlato della Cattiva scuola di Renzi. Noi siamo stati i primi a chiedere un decreto per tutti i precari che hanno 36 mesi di contratto, come da sentenza della Corte europea. Noi abbiamo proposto per primi il 5 maggio come sciopero contro le prove Invalsi. Sono gli altri ad essere arrivati sulle nostre posizioni. Ora noi chiediamo loro di continuare la lotta insieme.

E come?
Il 18 e il 19 (lunedì e martedì, ndr) sono in programma iniziative cittadine. Noi crediamo che sia l’occasione per sondare i docenti sulla proposta di blocco degli scrutini. Se, come credo, la gran parte di loro sarà d’accordo, chiediamo di annunciare già due giorni di sciopero per i primi giorni degli scrutini che variano da regione a regione a causa delle elezioni. In più visto che Renzi continua ad attaccarci dicendo che la scuola è di tutti non dei sindacati, chiediamo di organizzare una grande manifestazione nazionale per un giorno non lavorativo, per esempio domenica 7 giugno, in cui chiamare a manifestare famiglie e studenti. Gli stessi che erano in piazza il 5 maggio.

Crede che l’unità sindacale reggerà?
Me lo auguro. Questa volta la minaccia è troppo grande: la privatizzazione mascherata da autonomia e il controllo politico-burocratico degli insegnanti tramite personale ubbidiente. Un processo cominciato con la parità del 2000 e che va avanti sottraendo risorse all’istruzione: se nel 1986 su 100 lire investite nel pubblico 13,2 andavano ad investimenti dagli asili all’università, ora su 100 euro siamo calati a 8,6, mentre la media europea è 13,3. Ma comunque l’unità della categoria, degli studenti e dei genitori è fortissima. Ed è il governo a non avere consenso.