L’ora della verità sulla scuola si avvicina e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina vuole dimostrare chi comanda a viale Trastevere. Senza farsi impressionare, neanche sfiorare, dalle ripetute richieste dei sindacati di discutere di come partirà il prossimo anno scolastico; ma anche senza aspettare le conclusioni della task force da lei stessa nominata e insediata meno di dieci giorni fa al ministero, ieri la ministra ha annunciato in tv, su Sky, la maniera arzigogolata in cui riprenderanno le lezioni scolastiche il primo settembre. Non doppi turni, di cui pure si era parlato, «stiamo pensando anche forme di didattica mista, metà in presenza e metà on line». Ipotesi fantasiosa, che prevede un docente multitasking.

La ministra non ne ancora ha parlato con il parlamento, neanche con la sua maggioranza. Ma c’è di più. Nella stessa intervista attacca due forze alleate, Pd e Leu, che sostengono che i tempi per il concorso straordinario per reclutare i docenti, non ci sono: «Chi in questi giorni sta dicendo che si possono fare concorsi per titoli e che con questi a settembre si possano assumere subito docenti» dice la ministra « sta mentendo spudoratamente. Se noi adesso cambiassimo le norme, a settembre non assumeremmo nessuno. Solo chi è nelle graduatorie a scorrimento e nelle graduatorie dei concorsi precedenti, ma non i precari che oggi chiedono di essere assunti». Pd e Leu, ma anche i sindacati, sostengono l’esatto contrario di Azzolina, e cioè che programmare concorsi -agostani – già banditi – è velleitario. E che il rischio di non avere i prof in cattedra è altissimo.

Ma qui siamo oltre la soglia di un dissenso sul merito. La ministra conosce le sensibilità del mondo della scuola – quello che generosamente inventato la didattica a distanza per non far perdere l’anno scolastico agli studenti – e lo sfida apertamente attraverso le forze della maggioranza che hanno raccolto le ragioni dei prof precari negli emendamenti al dl scuola in esame al senato. «Parole sconcertanti e offensive» contro i gruppi di Pd, Leu e Autonomie, secondo il senatore Verducci, «siamo rei, dopo aver chiesto invano un supplemento di riflessione, di aver presentato un emendamento per modificare le procedure del concorso», «il nostro emendamento invece da’ certezze di stabilizzazione ai precari». Parole «inaccettabili e scorrette» anche per Fratoianni su un emendamento peraltro firmato dai capigruppo dem e Leu. E stavolta reagisce anche Italia viva, che fin qui aveva condiviso le scelte della ministra grillina: «Il ministro decide da solo, in una sorta di replay dei dpcm già visti con il presidente del Consiglio, ma sarà il Parlamento a valutare», avvertono i deputati Toccafondi e Anzaldi. Il riferimento è al fatto che se la ministra procede con le sfide alla sua maggioranza, l’opposizione potrebbe approfittarne per mandare sotto la linea del governo. Con le conseguenze (politiche) del caso. Un’ipotesi per niente gradita a Pd e Leu, ma che al momento non può essere esclusa. Il voto in commissione inizia mercoledì prossimo.

L’opposizione intanto si scatena: «Siamo a maggio, il governo ha tutto il tempo per compiere gli interventi di edilizia scolastica necessari e indicare le nuove modalità didattiche per non dividere gli alunni», attacca la forzista Valentina Aprea. Fdi e Lega caricano. A difendere Azzolina c’è solo la senatrice 5 stelle Laura Granato: «La ministra ha semplicemente detto, in modo pacato, che modificare adesso le norme sul concorso per l’assunzione dei precari a settembre è tecnicamente non fattibile». Granato però ormai è abbastanza conosciuta nel mondo dei precari della scuola. Per aver accusato i sindacati di svilire il ruolo dei docenti e i precari dei concorsi a titoli «un pugno di soggetti che si definiscono insegnanti, ma tali sono solo perché il caso evidentemente ha voluto così», visto che senza concorso «il ruolo del docente, da professionista verrebbe ufficialmente declassato a mestierante».