Il governo «Conte 2» ha inventato due nuove tipologie di «docenti anti-covid». La prima categoria corrisponde a un nuovo strato del precariato scolastico. Sarà assunta per il prossimo anno tra le 50 mila nuove unità, comprensive anche del personale Ata, stabilite dal «decreto Agosto» e confermate da un’ordinanza del ministero dell’Istruzione. Costo: 368 milioni di euro nel 2020 e 552 milioni di euro nel 2021. Fondi che fanno parte dei «2,9 miliardi di euro» che il governo ha investito nella scuola, come ha ribadito ieri in audizione alla commissione cultura del Senato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Ciò che distingue i nuovi iper-precari rispetto al precariato «normale» della scuola è la perdita dei già risicati diritti del lavoro riconosciuti. In caso di nuovi lockdown, infatti, saranno licenziati «per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo». È dunque possibile che non avranno diritto alla disoccupazione. Oltre a questa aberrazione c’è anche un altro problema: di solito, i licenziati per giusta causa non possono stipulare altri contratti di lavoro con la pubblica amministrazione. Chi accetterà di essere licenziati automaticamente in caso di lockdown potrebbe trovarsi persino in questa situazione.

IL «DOCENTE referente covid» è un’altra categoria inventata dal governo. I protagonisti sono i docenti assunti a tempo indeterminato. Invece di prevedere un medico scolastico individuato dalla Asl, o comunque personale specializzato nel trattamento di virus e epidemie, il governo ha stabilito che saranno questi docenti a dovere abbandonare il loro ruolo di insegnanti e cimentarsi con l’emergenza virale che paralizzerà il prossimo anno scolastico, e non solo. Al malcapitato docente spetterà il compito di promuovere tra l’altro azioni di informazione al personale e alle famiglie e, inoltre, dovrà raccogliere le segnalazioni nel caso in cui risultassero contatti stretti con un caso di Covid e trasmetterle alla Asl competente. In pratica, gli toccherà fare il «contact tracing». Un caso esemplare di uso improprio delle risorse stanziate e un altro modo per scaricare le responsabilità della prevenzione e della profilassi sanitaria sulle spalle di chi, si presume, non possiede le conoscenze necessarie. I volontari dovranno improvvisare, in mancanza di ulteriori informazioni.

NELLE MARCHE, ad esempio, tutte le 235 «Autonomie scolastiche» hanno dovuto provvedere all’individuazione del referente Covid durante il primo collegio. Il compito di questa nuova figura introdotta dai due Ministeri, quello della Salute e della Pubblica Istruzione – ha spiegato Lilly Gargamelli, segretaria generale Flc Cgil Marche – contempla una serie di azioni giornaliere come fornire l’elenco degli studenti della classe in cui eventualmente dovessero verificarsi casi che poi vengono confermati, l’elenco degli insegnanti e degli educatori, quindi fornire gli elementi di ricostruzione dei contatti stretti avvenuti nelle 48 ore prima della comparsa dei sintomi e quelli avvenuti nei 14 giorni successivi alla comparsa dei sintomi». Sempre ammesso che questo sia normale, si tratta di «compiti gravosi per i quali, «c’è bisogno di ampliare gli organici». «Siamo in attesa di risposte perché, ad oggi, non abbiamo ancora un quadro preciso che indichi quante unità di personale in più sia tra i docenti sia tra il personale Ata avremo a disposizione».

«GLI INSEGNANTI devono restare in classe con i ragazzi – ha detto Pino Turi (Uil Scuola) – È il personale sanitario nelle scuole ciò su cui si sarebbe dovuto strategicamente investire dato che convivremo con queste pandemie in futuro». «Abbiamo bisogno di ripristinare la medicina scolastica e i presidi Asl che si rapportano alle scuole – ha detto Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – C’è bisogno realmente e velocemente di rafforzare il rapporto tra Asl e scuola per garantire una gestione tempestiva ed immediata di positivi e sintomatici».

QUESTA IMPOSTAZIONE è stata già applicata al caso che ha riempito le cronache estive e l’indignazione di regime contro i docenti ad agosto: i test sierologici. Si è molto discusso sui presunti rifiuti di farli da parte dei docenti. Ad oggi sarebbero stati tra il 15 e il 20%. Dunque, almeno l’80 per cento avrebbe fatto questi test che, va ricordato, non sono obbligatori e sulla cui utilità si è molto discusso. Ma il problema è un altro, ed è strutturale. Lo ha segnalato ieri all’Adnkronos Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg. Questi test sono partiti il 24 agosto con le scuole chiuse e in piena vacanza. Dunque sono stati scaricati sulle spalle dei medici di famiglia. Questi ultimi erano poco informati, e anche in ferie. «Partire con questo tipo di screening ad agosto ha evidenziato le mancanze del personale delle Asl – sostiene Scotti – tutto è ricaduto sui medici di medicina generale che invece sono stati pronti». Mancanze, quelle delle Asl, che potrebbero tornare a rivelarsi dalla riapertura delle scuole del 14 e del 24 settembre.

PROBLEMI di questo tipo potrebbero aggravarsi perché, nei fatti, si lascia alle scuole, e di regione in regione, la possibilità di interpretare il modo di comportarsi in caso di contagio. Ieri, la ministra Azzolina ha detto che, nel caso vi sia un positivo a scuola, «La Asl decide, sulla base dei contatti che lo studente ha avuto. Non c’è obbligo automatico di quarantena per tutta la classe». Una simile decisione, almeno fino a questo momento, sarà presa in base al lavoro fatto dai «docenti referenti covid».

Scontro sulla sfiducia della Lega a Azzolina. Il presidente del Consiglio Conte ha difeso la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina contro la quale la Lega intende presentare una mozione di sfiducia. «Dopo tutti gli sforzi che stiamo facendo, formalizzare una mozione di sfiducia nei confronti di un ministro che credo non abbia preso nemmeno un giorno di pausa per trascorrere un giorno di vacanza.. bé, la Lega farebbe bene a chiedersi, negli anni passati al governo, se forse avrebbe dovuto presentare tante mozioni di sfiducia ai propri ministri». «Parole senza senso, si prenda la responsabilità del fallimento delle politiche sulla scuola portate avanti dal ministro Azzolina» è stata la risposta della Lega. I Cinque Stelle, partito di riferimento di Azzolina, ha criticato gli ex partner di governo nel «Conte 1» sostenendo che, in quanto opposizione, non avrebbe «collaborato al rientro a scuola» e che la sfiducia è un «autogol». La Lega direbbe «bugie».

Primi casi positivi e febbre negli asili nido. A una settimana dalla riapertura degli asili nido in Trentino, un bimbo è stato trovato positivo al coronavirus in una struttura di Pergine Valsugana. «Sarà necessario porre in quarantena e sottoporre a tampone altri 5 bambini dell’asilo nido frequentato senza alcun sintomo fino a venerdì» ha detto il sindaco Roberto Oss Emer. La febbre di un bambino ha fatto scattare il protocollo anti Covid in una scuola a Crema (Cremona) e tutta la sua classe è stata lasciata a casa. «Siamo consapevoli del fatto che il rischio zero non esista», ha detto la ministra Azzolina ieri in commissione Istruzione al Senato