La fine dell’anno scolastico potrebbe non essere un pranzo di gala per Lucia Azzolina. Ieri il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha emesso un parere severo sull’ordinanza della ministra dell’istruzione relativa agli esami di Stato. La maturità, è il senso del parere, potrà essere svolta in presenza solo se ci sono le condizioni di sicurezza. Altrimenti è meglio scegliere di farla da remoto.

Il parere del Consiglio, che ha una funzione puramente consultiva e non vincolante, arriva con tempismo all’indomani dell’audizione nella commissione cultura della camera in cui la ministra ha annunciato: «Il Comitato tecnico scientifico, su nostra espressa richiesta, ha autorizzato lo svolgimento della prova, ritenendo che possa svolgersi nelle scuole, garantendo le condizioni di distanziamento e sicurezza».

Ma il Cspi non è convinto delle certezze della ministra. E chiede un protocollo di sicurezza nazionale «stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto». È la stessa richiesta dei sindacati della scuola. Con i quali, per la verità, stavolta la ministra ha avviato un confronto.

Tant’è che dal ministero a stretto giro viene fatto sapere che il protocollo di sicurezza per gli esami di Stato «è praticamente pronto e sarà reso noto a breve», «regole chiare, attuabili, che tuteleranno studenti e docenti», viene assicurato, che «tengono conto anche delle sollecitazioni arrivate dai sindacati incontrati nei giorni scorsi».

L’esame di stato non è l’unica «bacchettata» scoccata. Il Consiglio ridimensiona anche i toni trionfali a proposito di didattica a distanza che ha invece penalizzato gli alunni. Anche a proposito del nuovo anno scolastico si legge tra le righe un’insofferenza per gli annunci e le smentite del ministero: visto che non ci sono date certe sulla ripresa «è inopportuno dare indicazioni prescrittive alle scuole sull’avvio delle attività didattiche e sulle modalità di recupero degli apprendimenti. Tale previsione», avverte severo il Consiglio, «è lesiva dell’autonomia delle scuole e delle prerogative del collegio docenti». E ancora vi si legge: «Sarà necessario intervenire tempestivamente con provvedimenti normativi che riducano il numero minimo di alunni di ogni istituzione scolastica dimensionata e il numero minimo di alunni per classe e di conseguenza determinino l’aumento degli organici di tutto il personale della scuola, dirigente, docente, amministrativo».

La conclusione è affilata. Il Consiglio si augura che la ministra «sappia cogliere e apprezzare i suggerimenti proposti nella sua funzione di massimo organismo istituzionale e di rappresentanza della comunità scolastica». È noto invece che la ministra, per velocizzare i tempi delle sue decisioni, aveva pensato di fare economia proprio dei pareri dell’organismo. O di ignorarli, come ha già fatto a proposito dello svolgimento dei concorsi per i prof. Il Cspi ha già messo nero su bianco la sua contrarietà. Così i sindacati. E così Pd e Leu che hanno presentato emendamenti al dl scuola in esame al senato per il reclutamento per titoli. La prossima settimana si vota in commissione. Poi toccherà l’aula. Ma la maggioranza resta divisa. E dopo lo scacco sulle regolarizzazioni dei migranti, difficile che i 5 stelle possano incassare un’altra sconfitta. Al senato c’è già chi parla di voto di fiducia.