«La diminuzione della popolazione scolastica in Italia è una tendenza in atto da anni – sostiene Alessandro Rapezzi della segretaria nazionale Flc Cgil – Dai dati sulle iscrizioni raccolti dal ministero dell’Istruzione da gennaio la prima stima è che da settembre di quest’anno potremmo registrare 100 mila iscrizioni in meno. Questa stima andrà verificata a partire dai dati definitivi che avremo a giugno. Potrebbero essere, mettiamo, 80 mila, ma ormai possiamo dire che il calo della popolazione scolastica è una certezza».

I centomila iscritti in meno nell’anno del Covid, stimati in una tabella che sarà pubblicata in un dossier che il sindacato presenterà a breve, sono il risultato di una tendenza che dovrebbe registrare un calo più accentuato al Sud: meno 58 mila studenti tra tutti gli ordini e gradi scolastici.

«Dunque gli alunni stanno diminuendo – ragiona Rapezzi – E tuttavia non riusciamo a fare classi più contenute e quindi usare al meglio gli organici dei docenti necessari». Per questa ragione gli studenti, quando non sono in Dad, sono in classi sovraffollate. E il precariato aumenta, ogni anno si battono i record delle «cattedre vacanti». Un corto-circuito spaventoso. «È necessario innalzare il tempo scuola a partire dai nidi, fare il tempo pieno nella primaria e così via, rendere obbligatoria la scuola dell’infanzia – sostiene Rapezzi – ci hanno detto che non c’erano risorse. Ora però c’è il piano di “ripresa e resilienza” (Pnrr). Potrebbe essere l’occasione per affrontare seriamente il problema».