Di collaborazioni trasversali ne sentiamo parlare continuamente ma questa è quantomeno inusuale e carica di attese, visti i protagonisti. Entrambi italiani: uno è stato inserito nella classifica di Forbes fra i trenta artisti più influenti d’Europa, mentre l’altro è da poco tornato dall’esibizione al Primavera Sound di Barcellona dove è stato il primo, nella decennale storia del festival, a cantare nella nostra lingua.

 
Edoardo Tresoldi e Iosonouncane (pseudonimo di Jacopo Incani) se ne escono insieme con un evento unico creato appositamente per il festival Derive (Sapri, da oggi al 23 luglio) in cui Iosonouncane sonorizzerà la nuova scultura in rete metallica di Tresoldi.
Ma che significa? Tresoldi ha voluto al suo fianco proprio Iosonouncane: «La mia ricerca sul paesaggio volevo applicarla a una performance musicale. Abbiamo contattato Jacopo che è subito stato entusiasta proponendo a sua volta di fare un lavoro ad hoc per l’installazione, cosa che ha modificato l’approccio al progetto. All’inizio c’è stato uno scambio di idee su ciò che doveva essere il concept dell’evento, cioè inserire nell’arredo naturale una visione della performance musicale».

 
Nei concerti canonici ci sono una serie di formalità standardizzate istituite nel tempo come il palco, le transenne o gli spazi di sicurezza. Edoardo ha deciso di farle proprie, stravolgendole, usando il contesto e saldando le sue maglie metalliche: «Visto che il festival ruota attorno a degli scavi e a un molo romano la mia proposta è stata, per dirne una, di pensare all’evento nell’acqua affinché il pubblico, senza una barriera fisica che lo separi dall’artista, si disponga spontaneamente intorno alla costa».

 
Utilizzare cioè il luogo come elemento caratterizzante dell’esperienza che ognuno di noi vive nei concerti. Iosonouncane si esibirà in una composizione inedita di circa 45 minuti: «Importante certo è stato trovare dei punti d’incontro ma anche e soprattutto dei punti in cui sia io che Jacopo potevamo essere completamente liberi».

 
Edoardo si dice fortunato in quanto l’attenzione che viene dedicata alle sue opere gli ha permesso di sviluppare un progetto come quello del festival Derive e di poter collaborare con un artista che stima: «Nelle collaborazioni, specialmente fra discipline diverse, il pericolo è di sentirsi in dovere di avvicinarsi il più possibile all’altro, oppure vince l’ego e ognuno cerca di avvicinare l’altro a sé. Il che porta a snaturare le due ricerche. Infatti se ci fossimo concentrati sulle definizioni avremmo rischiato di perdere in genuinità. Non ci conoscevamo prima ma abbiamo scoperto che la voglia di sperimentare è sicuramente un punto che abbiamo in comune».

 
Le sculture trasparenti del trentenne Tresoldi sono arcinote, ha già lavorato a Sapri con un’installazione nel 2014 anche se l’anno zero, come lo chiama lui, è stato il restauro (ma potremmo dire vera e propria ricostruzione) della basilica paleocristiana Santa Maria di Siponto che l’ha portato alla ribalta internazionale: «Sto lavorando anche con altri materiali da presentare il prossimo inverno, ma sicuramente, dopo Siponto, c’è stata una maggiore consapevolezza personale su quello che è l’intervento dell’uomo sullo spazio pubblico. Ho cominciato ad avere molto a cuore la responsabilità di dove sto lavorando e come. Con Siponto sono stato a stretto contatto con l’archeologia, fatto che ha virato completamente la mia ricerca su quello che è il racconto dello spazio nel tempo e l’architettura intesa come tempo nello spazio. Tutto ciò che sto ricercando ora nella forma è legato alla dinamica sacra della relazione fra l’uomo e lo spazio. Sai, quando metti le mani in un luogo con 1700 anni di storia ti prende un brividino (ride, ndr)».

 
Senza spoilerare l’evento a cui i fortunati a Sapri potranno assistere, possiamo dire che la struttura costruita da Tresoldi è temporanea, calibrata per la performance fatta per l’occasione da Iosonouncane e proporrà parecchie sorprese. Inoltre il festival di Sapri ha un programma notevole con vere e proprie proposte di punta come i newyorkesi Nerve di Jojo Mayer, unica data italiana, o le letture di Franco Arminio nella chiesa di Santa Croce.