A mettere a tacere i malpensanti ci ha pensato direttamente il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: la mappa dei siti potenzialmente idonei per il deposito unico di scorie nucleari non è bloccata in qualche cassetto. Non è dimenticata, magari sommersa da altre «priorità». Il governo non ha fatto finta di dimenticarsene. Ha proprio deciso di prorogare le scadenze di sua competenza. Quel tanto per scavallare le elezioni regionali, affinché la battaglia dei territori e la sindrome Nimby non infuocasse la campagna elettorale. Ufficialmente – e dopo la scadenza prevista dal cronoprogramma – si tratta di una richiesta di approfondimenti tecnici, ma non è dato sapere quali: per caso il documento in mano al ministro ha delle falle? E cosa manca? Un dato è certo: i due mesi coincidono con la campagna elettorale per le regionali (e in un migliaio di comuni).
L’ultimo capitolo dell’eterna vicenda del deposito di scorie nasce più o meno un anno fa: l’Ispra definì i criteri per la scelta delle aree idonee. Il 3 gennaio scorso la Sogin, società pubblica che gestisce il decommissioning del nucleare italiano e appunto la laboriosa costruzione del deposito, ha consegnato all’Ispra la mappa dei luoghi potenzialmente idonei, ricavata da quei criteri, affinché la valutasse dal punto di vista tecnico. Il 13 marzo la mappa così rivista è arrivata nelle mani del ministro per l’Ambiente e di quello per lo Sviluppo economico. Secondo il cronoprogramma definito e divulgato l’anno scorso, entro un mese, dagli uffici governativi sarebbe dovuta uscire la Cnapi: carta nazionale dei siti potenzialmente idonei. Ma i ministri hanno taciuto. Il 13 aprile è arrivato e pure passato.
Si sono succedute varie interrogazioni parlamentari per fare pressione, ma nulla. Adesso il ministro fa sapere di aver bisogno di qualche approfondimento. Et voilà, la campagna elettorale è salva.
Intanto la Sogin ha avviato – come da programma – il percorso di divulgazione e consultazione pubblica. E nel week end del 16 e 17 maggio apre le porte delle quattro ex centrali nucleari di Caorso (Piacenza), Garigliano (Caserta), Latina e Trino (Vercelli) in fase di smantellamento. Tutti i cittadini possono partecipare: basta iscriversi al sito della Sogin (www.sogin.it) entro il 3 maggio. Questa è una delle tappe previste: l’obiettivo è ampliare il consenso rispetto alla necessità di costruire il deposito di scorie tanto che possano addirittura arrivare delle candidature dai territori. Scenario che per adesso sembra molto lontano. Proprio qualche settimana fa il ministro Galletti è stato contestato a Cagliari dagli anti nuclearisti allarmati di un’ipotesi che la scelta ricada sulla Sardegna. E certo non ha aiutato la risposta del ministro: «Siete fortunati perché c’è il mare, quindi la Sardegna sarà difficilmente scelta». Ma il ministro non dovrebbe pubblicizzare la bontà dell’insediamento?
La speranza è che non subentrino altre scadenze elettorali altrimenti il cronoprogramma diventerà una via crucis. E i rifiuti nel frattempo continuano ad aumentare giorno dopo giorno. Attualmente sono dispersi in 24 depositi dove si accumulano anche gli scarti della medicina nucleare: radiografie degli ospedali, radiografie industriali, rilevatori e tutto quanto è carico di radioattività. E all’estero stanno custodendo (ma a quale prezzo?) 15 mila metri cubi di scorie ad altissima radioattività ricondizionate. Un servizio di «deposito» a lungo termine che nel frattempo paga la collettività. Questi due mesi allungano di poco la scadenza ultima, ma è un segnale politico forte che non fa ben sperare nel futuro.