Karl Marx, ancora oggi. Gli scaffali delle biblioteche sono ingombrati da centinaia di interpretazioni e rielaborazioni più o meno originali dell’opera del filosofo tedesco, è noto, e la tendenza non sembra destinata ad esaurirsi. Qual è allora la ragione che dovrebbe indurre il lettore di buona volontà a prendere in mano proprio la Guida per il lettore contemporaneo de «Il Capitale» di Karl Marx (Vicolo del Pavone, pp. 270, 14,90 euro) pubblicata da Luigi Ferrari, docente all’università di Milano Bicocca? Semplice: difficilmente potrà trovare a disposizione una introduzione altrettanto se non più intellettualmente onesta e efficace al pensiero di un autore che richiede pazienza e tenacia a chiunque voglia tentare di comprenderlo.

LA STRUTTURA DEL SAGGIO permette di orientarsi al meglio nei punti cardine del pensiero di Marx. La divisione per capitoli affronta lo sviluppo della teoria, la terminologia e prova a spiegarne anche le aporie dovute all’incompiutezza de Il Capitale.

La formalizzazione matematica, di cui lo stesso Marx ha fatto uso nei limiti delle conoscenze dell’epoca, è presentata in modo tale che chi la padroneggia possa confrontarsi con gli studi più recenti ed è riassunta a vantaggio di chi è meno ferrato. La lettura è facilitata anche da riquadri tematici. Il linguaggio è chiaro ma non banalizza le questioni, dal tema della caduta del saggio di profitto alla definizione del valore e del valore-lavoro. E ogni volta che enuncia una tesi, Ferrari la giustifica con citazioni di Marx messe a disposizione del lettore perché si faccia un’idea propria. Nulla è più lontano dalle sue intenzioni che accreditarsi come unico e infallibile interprete.

Ciò non significa però che Ferrari non sia un autore originale. Nel suo saggio L’ascesa dell’individualismo economico (Vicolo del Pavone, 2016), Ferrari presenta una corposa archeologia del soggetto moderno simile a quella che Marx intraprese per definire storicamente le origini del capitalismo, e risale anch’egli al medioevo per localizzare la cesura tra una società che non si organizza in base all’imperativo di valorizzazione e quella in cui viviamo oggi, seguendo, con cognizione di causa in quanto docente di psicologia economica, le evoluzioni della struttura psichica dei soggetti coinvolti.

SI TRATTA DI UN PROCESSO storico plurisecolare, caratterizzato da drammatici cambiamenti ma anche da sorprendenti costanti. Ne è una riprova il capitolo dedicato alla peste, che è e sarà ancora di più con il passare dei mesi di grande ausilio per interpretare le reazioni dei singoli e delle masse alla pandemia da virus Covid-19.

Un altro autore cui Ferrari si è dedicato con acribia è Franz Kafka, di cui ha studiato nel saggio Alle fonti del Kafkiano (Vicolo del Pavone, 2014) l’attività professionale come esperto di sicurezza del lavoro presso le Generali. E proprio con due citazioni dai colloqui con Janouch Ferrari conclude la sua guida, e si capisce che, fosse o meno un profondo conoscitore di Marx, Kafka si era fatto un’idea ben chiara del sistema sociale nel quale viveva: «Il capitalismo è un sistema di dipendenze (…) Il capitalismo è una situazione del mondo e dell’anima». Questi assunti permettono all’autore di provare non solo a delineare, nelle sue conclusioni, una genesi storica del capitalismo, ma anche di dare al lettore degli spunti per capire la possibile evoluzione futura delle nostre società.

«Si è, credo, raggiunto il massimo della divaricazione tra realtà e immaginario, soprattutto come immaginario di sé», scrive Ferrari, che aggiunge: «Da una parte, c’è stata una crescita impetuosa dell’individualismo borghese che ha coinvolto… i lavoratori salariati (…). D’altra parte, l’individualismo accentua, però, in sommo grado l’aspirazione alla realizzazione piena di sé, cioè – di fatto – alla fuoriuscita dalla condizione storica del salariato, e, dunque, è una spinta al superamento del capitalismo, del tutto impensabile anche solo pochi decenni fa».

DEL RESTO, Marx sapeva bene, e Ferrari lo sottolinea, che le gratificazioni offerte dall’individualismo sono limitate. «I dispositivi del lavoro salariato, scrive, consentono effettivamente, ma in minima parte e a spese della maggioranza, questo tipo di valorizzazione individuale; Marx parla, a proposito di ‘limiti ristretti’».

È verosimile che il perennizzarsi del precariato sempre più gravoso e mal pagato, il venir meno quindi della compensazione offerta da maggiori possibilità di consumo, e il dilatarsi delle diseguaglianze sociali, acuite per di più dalle disastrose conseguenze, non certo parimenti distruttive per tutti, dei cambiamenti climatici costituiscano ulteriori motivi di frustrazione e disconferma a livello globale. Le proteste sono diffuse in ogni continente, e coinvolgono ampi settori di una classe media in via di impoverimento, ma è difficile capire in quale direzione vadano per evitare che si concretizzino in ulteriori violenze e regressioni sociali.

Il saggio di Ferrari è certamente uno strumento di comprensione che non presuppone o si prefigge l’obiettivo di un’adesione fideistica o ottusa al pensiero di Marx, ma è piuttosto un appello alla riflessione, riassunto dal concetto di «guida», ovvero di un percorso che non è definito fin dall’inizio nel suo esito finale e non avrebbe senso se non lasciasse a chi lo inizierà la facoltà di sceglierne le coordinate e la meta.