Visioni

Scoperte e autorialità alla Settimana della Critica

Scoperte e autorialità alla Settimana della CriticaDavid Mourato in Montanha, sotto Antonio Capuano sul set di Bagnoli Jungle e Edoardo Gabriellini in Batat

Cinema Presentato il programma della nuova edizione della Sic dal 2 al 12 settembre nell'ambito della Mostra di Venezia

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 24 luglio 2015

Si comincia dalla nuova sigla della trentesima edizione della Settimana della critica che si terrà alla Mostra di Venezia dal 2 al 12 settembre: autorevoli orientali racchiusi in sontuose vesti di seta navigano su un’imbarcazione che percorre lentamente un corso d’acqua, fino a intravvedere tra le fronde un’imponente architettura moresca. Eccoci arrivati all’Excelsior! Sono i folgoranti 4 minuti animati di Alessandro Rak che proprio alla Sic esordì con L’arte della felicità e che ora sta preparando una versione animata della Gatta cenerentola. Questa edizione della Settimana è dedicata a Callisto Cosulich l’autorevole collega recentemente scomparso, punto di riferimento critico di più di una generazione. La presenza simbolica di un certo tipo di cinema dallo sguardo deciso sarà il regista Peter Mullan, celebre attore di Ken Loach, Boyle, Figgis tra gli altri, che esordì alla Sic con Orphans (1998) e in seguito con Magdalene vinse il Leone d’oro nel 2002. Il Sncci (sindacato critici cinematografici italiani) che organizza la Settimana ha proposto tra i suoi soci la votazione del migliore tra i film presentati fin dall’84, anno in cui Lino Miccichè la fondò (e le scoperte in questi trent’anni sono state tante: Assayas, Mazzacurati, Mike Leigh, Pedro Costa, Marra, Mereu, Lonmardi, Roberta Torre, Kechiche, Trapero…).

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Peter Mullan è risultato il più votato, riceverà il Premio Saturnia special Award come migliore opera prima della Sic e Orphans sarà quest’anno l’evento di apertura. Concluderà la Settimana il regista considerato capostipite di tutta la nuova onda del cinema napoletano, Antonio Capuano, vincitore della Sic nel ’91 con Vito e gli altri, con il film di chiusura Bagnoli Jungle, tre ritratti, tre età diverse in un quartiere caratterizzato da strutture industriali dismesse. I componenti della commissione di selezione (Nicola Falcinella, Giuseppe Gariazzo, Anna Maria Pasetti, Luca Pellegrini con il delegato generale Francesco Di Pace) di cui pure conosciamo l’equilibrio non facile agli eccessi, confessano di essere stati travolti come da un coup de foudre – tra i quattrocento – dall’ultimo film visionato, il cinese Jia (La famiglia) di Liu Shumin, durata quattro ore e quaranta minuti, un lungo viaggio di due anziani genitori che vanno a trovare i figli, attraversando diversi luoghi della Cina in profonda trasformazione (il film è programmato in pre-apertura il 2 settembre).

Tutti gli esordi in programma, in concorso per il Leone del Futuro premio De Lurentiis e per il premio del pubblico Pietro Barsiza che fu animatore del circolo del cinema di Verona, hanno come filo conduttore il tema della famiglia, una buona dose di sentimenti e problematiche personali e politiche, in scenari anche inaspettati.

In Ana Yurdu (Terramadre) della regista turca Senem Tuzen una scrittrice torna verso la terra di origine della famiglia, l’Anatolia, per completare il suo romanzo e la madre parte con lei creando un clima di tensione per le loro diverse concezioni di vita. Kalo Pothi (La gallina nera) di Min Bahadur Bham sarà il primo film nepalese presentato a Venezia (il regista era già stato alla nel 2012 con il corto The Flute), un film avventuroso che a partire dal tentativo di due bambini di salvare la loro gallina ci proietta nella lotta tra maoisti e governo degli anni ’90. Una Palma d’oro e un Orso d’oro aveva già vinto il portoghese Joao Salaviza con i suoi corti che hanno meritato una retrospettiva al Centre Pompidou. Il suo stile sperimentato si vedrà in Montanha interpretato dal quattordicenne David che trovatosi a vivere da solo nella casa con la sorellina mentre il nonno si trova in ospedale assistito dalla madre, dovrà suo malgrado a crescere in fretta.

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Pluripremiata anche l’inglese Esther May Campbell che in Light Years (Anni Luce) che mette in scena le misteriosi interconnesioni di una famiglia. Torna a casa a trovare i figli dopo parecchi anni di prigionia senza processo Wen, un detenuto politico arrestato come comunista e Singapore gli appare come una città stupefacente: è The return (Il ritorno) di Green Zeng. Da luoghi ancora più lontani arriva Tanka di Martin Butler e Bentley Dean, famosi documentaristi autori di una importante serie sulla storia dell’Australia: in una società tribale del Pacifico meridionale dove si celebrano solo matrimoni combinati, due giovani si scontrano con questa regola, un amore fiammeggiante sotto il vulcano.

Come ogni anno l’attenzione è puntata sulla scelta del film italiano: è Banat (Il viaggio) di Adriano Valerio, già vincitore del David per il corto 37°4S, premio speciale per i Nastri d’Argento e menzione speciale a Cannes. Il film è ambientato tra Bari e la Romania, interpreto da Edoardo Gabriellini e Elena Radonicich, uno sguardo allargato verso l’Europa come terra di impreviste possibilità di vita.

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