Questa legge s’ha da fare. Lo afferma Giorgio Napolitano, che pure, dicono, non avrebbe affatto apprezzato la reincoronazione del Cavaliere. Ma tant’è. Con una prima vera riforma costituzionale e la sospirata legge elettorale a portata di mano, non si può andare troppo per il sottile. Dunque re Giorgio benedice sia il pacchetto Renzi-Berlusconi che l’agenda a passo di carica: «Le riforme vanno approvate al più presto».

Questa legge s’ha da fare. Lo conferma Silvio Berlusconi (che, di sfuggita, ha infine formalizzato la nomina del direttore del Tg4 Toti a incarico ufficiale: sarà il suo «consigliere politico»). Dato che la posta vale la candela, Berlusconi tiene a freno l’ira per la nuova iscrizione nel registro degli indagati ma anche per il tentativo di entrata in campo «a gamba tesa» di Letta, con quell’uscita televisiva a favore delle preferenze. Oddio, un po’ Silvio si sfoga. I pm sono «barbari», l’accanimento giudiziario nei suoi confronti «odioso e incessante». Ma l’impegno riformista resta inalterato, anche perché «finalmente ho trovato nel Pd qualcuno con cui si può parlare e ragionare». Complimenti che non faciliteranno la vita al destinatario, Matteo Renzi. Soprattutto all’interno del suo partito.

La principale minaccia che pende sul capo del segretario e della sua maratona riformista viene infatti proprio dall’interno del suo partito: se i gruppi parlamentari del Pd non rispetteranno la disciplina di partito e correggeranno la riforma in modo per Forza Italia inaccettabile, il patto naufragherà e la legislatura affonderà con lui. Ieri la commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato il testo base del progetto di riforma elettorale. Passaggio scontato. Le spine arrivano adesso, al momento di emendare il testo.

Ieri i plenipotenziari di Fi, Verdini, e del Pd, Boschi, sono tornati a fare il punto sulle possibile modifiche. Sulla norma «salva Lega» i due riscontrano un accordo di massima. Gli azzurri aprono uno spiraglio, e forse qualcosa in più, all’abbassamento della soglia di sbarramento dal 5 al 4% ma fanno muro su quella per accedere al premio di maggioranza senza ricorrere al ballottaggio. Secondo alcune voci, Verdini prenderebbe in considerazione la possibilità di innalzarla dal 35 al 38%. Sono indiscrezioni infondate e pilotate ad arte. L’innalzamento renderebbe praticamente certo il doppio turno, e questo per Berlusconi è un tabù inviolabile.

Altrettanto fermo il no forzista alle preferenze, ed è su quel fronte che si concentreranno gli attacchi al pacchetto. L’argomento si presta meglio di ogni altro all’uso propagandistico, data la comprensibile impopolarità per «i nominati». Alfano cavalca la campagna: «Chiediamo di modificare le cose che più stanno sulle scatole ai cittadini: il Parlamento dei nominati e le liste bloccate. Nel fine settimana presenteremo un emendamento sulle preferenze. Stiamo lavorando a una mediazione con una parte di lista bloccata e una parte di preferenze».

Proprio l’emendamento sulle preferenze è quello che rischia di far saltare tutto. La minoranza del Pd intende sostenerlo. Il governo, sia pur dall’esterno dell’agone, è favorevole (con alcune rilevanti eccezioni, come quella di Franceschini che considererebbe la reintroduzione delle preferenze «un errore enorme»). Ma soprattutto potrebbero convergere sulle preferenze tutte quelle forze politiche, e quei singoli parlamentari, che hanno tutto l’interesse a far saltare il banco per arrivare subito alle elezioni, con il proporzionale puro e senza abolizione del Senato.

Perché questa «convergenza d’interessi» si trasformi in una minaccia concreta per la riforma, però, è necessario il pronunciamento della minoranza del Pd, che per la verità è sempre stata contraria alle preferenze ed è oggi divisa fra la tentazione di ridimensionare immediatamente il neosegretario «decisionista» e la paura di provocare così la caduta del governo Letta. Consapevole del rischio Renzi attacca a testa bassa: «La polemica sulle preferenze è pretestuosa, basta con i professionisti della palude». E ricorda che votare in autunno è «tecnicamente possibile anche nel semestre europeo».