«Era inutile restare lì per farsi prendere in giro», spiega il senatore Gregorio De Falco. «E’ stato un colpo di mano», attacca il grillino Mattia Crucioli mentre tutta la maggioranza accusa Maurizio Gasparri di non agire in maniera imparziale come il suo ruolo di presidente vorrebbe.
E’ di nuovo scontro nella Giunta per le immunità del Senato, chiamata a decidere se autorizzare o meno il processo a Matteo Salvini per il caso Gregoretti. Ieri si sarebbe dovuto stabilire l’eventuale slittamento del voto finale a dopo il 26 gennaio, come richiesto dalla maggioranza per consentire ai senatori di partecipare alla campagna elettorale per le regionali. Ma soprattutto per evitare che Salvini possa presentarsi agli elettori, come di fatto sta facendo, come il «difensore dei confini italiani». Invece l’assenza di due componenti la Giunta, Pietro Grasso di LeU e Michele Giarrusso dei 5 Stelle, entrambi in missione negli Usa con la commissione Antimafia, ha portato a una situazione di parità tra maggioranza e opposizione rendendo decisivo il voto del presidente dell’organismo Maurizio Gasparri. Il risultato è stato che una richiesta di acquisizione di documenti sulle condizioni sanitarie dei 131 migranti ai quali nel luglio dell’anno scorso venne impedito per giorni lo sbarco è stata bocciata, e subito dopo è stato convocata per oggi alle 19 una riunione dell’ufficio di presidenza per decidere l’eventuale slittamento del voto a dopo le regionali. Riunione alla quale Grasso – che pure fa parte dell’ufficio – non potrà ovviamente partecipare.

«Il presidente Gasparri ha agito in maniera scorretta e anziché rimanere arbitro ha votato» accusa De Falco, per il quale tra la documentazione fornita alla Giunta dal tribunale dei ministri di Catania ci sarebbe la prova che dimostrerebbe come nella vicenda della nave Gregoretti l’ex ministro dell’Interno avrebbe agito da solo, senza quindi il coinvolgimento di altri membri del governo come sostenuto invece da Salvini. «Esiste un documento del Ncc, il cosiddetto Nucleo sbarchi del ministero dell’Interno che ha il compito di mantenere i contatti tra il Viminale e il Comando generale delle Capitanerie di porto. Nel documento, datato 31 luglio 2019, si autorizza lo sbarco dei migranti per motivi sanitari. Questo dimostra che chi li ha liberati è lo stesso che li ha trattenuti a bordo», prosegue De Falco.

Su quanto accaduto ieri Gasparri si difende definendo il suo comportamento «inattaccabile». «Se uno fa una relazione non ritenendo necessari altri elementi istruttori, se no votasse contro quella richiesta smentirebbe il proprio lavoro», ha spiegato l’esponente di Forza Italia riferendosi alla relazione con cui nei giorni scorsi ha chiesto di negare l’autorizzazione al processo del Salvini ritenendo dimostrato un coinvolgimento del governo nella vicenda. Cosa negata anche ieri dal premier Giuseppe Conte, per il quale «tutta la fase decisionale riguardante lo sbarco è stata gestita dall’allora ministro dell’Interno».

Al premier ha risposto Salvini e lo ha fatto attaccando come al solito: «A me la gente che perde l’onore e sacrifica la sua dignità per salvare la poltrona fa un’immensa tristezza», ha detto il leghista.