Sottosegretario Giuseppe De Cristofaro (Sinistra italiana-LeU), è stato firmato il decreto che segna il suo passaggio dal ministero dell’istruzione a quello dell’università e ricerca. Nei giorni scorsi la ministra Azzolina ha proposto le deleghe dei sottosegretari che, a quanto ci risulta, nel suo caso non contemplano alcuni dei temi ai quali si è dedicato dall’insediamento ad oggi. È questo il vero motivo di questo passaggio?
La questione deleghe ha avuto sicuramente un peso. Con il ministro Fioramonti avevo alcune aree di intervento specifiche: dalla disabilità ai processi di inclusione, dalla lotta alla dispersione scolastica fino al diritto allo studio e al rapporto con le organizzazioni studentesche. Da gennaio non ci erano state redistribuite. Ho continuato a lavorare su questi temi senza incarichi specifici sino ad oggi. Avrei voluto continuare a farlo, ma non è stato possibile. Cercherò di seguire gli stessi filoni di intervento all’Università, a partire dal diritto allo studio.
Da sottosegretario lei passa, sostanzialmente, da un ordine di istruzione a un altro con problemi molto diversi. Come pensa di dare corso a una delle vostre battaglie come quella contro la dispersione scolastica visto il costante calo di nuovi laureati nel nostro paese, ora che avremmo bisogno di giovani professionalità nel campo della ricerca scientifica e non solo?
Sull’Università bisogna ribaltare la tendenza che ci vede penultimi nella classifica europea sui neolaureati. Ci vogliono investimenti considerevoli a partire dall’utilizzo del Recovery Fund, per questo sono molto d’accordo con il presidente Conte e il ministro Manfredi quando parlano di nuovi fondi per la ricerca e, come politico meridionale, credo sia fondamentale, per contrastare gli atavici elementi di diseguaglianza tra nord e sud, che i soldi arrivino in maniera considerevole verso le università e gli istituiti di ricerca del Mezzogiorno. Abbiamo bisogno di più laureati, non del numero chiuso sul quale da sempre sono contrario.
Torniamo alla scuola e al suo dissenso, neanche troppo velato, in questi mesi con la ministra Azzolina.
Come ho dichiarato più volte anche su questo giornale, i mesi di emergenza, con le scuole chiuse e la didattica a distanza, sono stati un pesante banco di prova per il nostro sistema formativo. La DaD è stata un surrogato della didattica in presenza e dovremmo avere il coraggio di dirlo, riconoscendo che almeno un milione di studenti non è stato raggiunto. In più è noto il nostro braccio di ferro con la ministra Azzolina e i 5 Stelle sull’assunzione dei precari: si è trovato un compromesso che ha, però, scontentato molti. Amministrare la scuola è complicato, anni di tagli, precarietà, disimpegno della politica verso la formazione rendono tutte le parti molto sensibili. Credo che sarebbe stato necessario un diverso approccio sia con le organizzazioni sindacali che con le famiglie che andavano non solo rassicurate, ma maggiormente coinvolte nei processi decisionali.
Il nodo di queste settimane è, infatti, come riapriranno le scuole il 14 di settembre. Ci sono stati attacchi verso Azzolina, tutto il mondo della scuola (genitori, insegnanti e dirigenti scolastici) è perplesso, per usare un eufemismo, sui provvedimenti per la riapertura. Lei ha coordinato diversi tavoli regionali, ha fiducia che si riaprirà in sicurezza?
Faccio una premessa: io ho sempre difeso la ministra dagli attacchi ignobili e sessisti che le sono arrivati sui social e dall’opposizione. In alcuni casi anche pretestuosi come sugli esami di maturità. E continuerò a farlo, è una questione di igiene pubblica. La situazione della scuola era già critica, il Covid ha peggiorato le cose, ma è necessario un maggiore ascolto dell’intera comunità educante. Sulla riapertura a settembre si sta lavorando molto, ovviamente mi auguro che tutto vada per il meglio anche se permangono dei nodi da sciogliere.
Martedì la giunta per le elezioni del senato ha votato contro la mozione Malan (FI) che le attribuiva il seggio a palazzo Madama dopo che l’ufficio elettorale aveva rilevato irregolarità nel voto del 2018 di oltre 400 sezioni campane. Lei potrebbe tornare ad essere Senatore o la partita è definitivamente chiusa?
Spero che l’aula possa ribaltare questa decisione scellerata della giunta che deve applicare la legge e non fare politica. Il riconteggio è inequivocabile, quel seggio spetta a Liberi e Uguali. Mi auguro che il senato abbia un sussulto di dignità e non scriva un’altra pessima pagina, come già avvenuto in passato.