Un nuovo sit-in di protesta è stato organizzato questo lunedì dal comitato di sostegno di Khaled Drareni all’Algier Press House, alla presenza di molti giornalisti e attivisti, in concomitanza con lo sciopero indetto dall’Unione nazionale dell’ordine degli avvocati per «protesta contro le ricorrenti violazioni del diritto di difesa e per la strumentalizzazione della giustizia per fini politici», dopo che la Lega Algerina di difesa dei diritti civili (Laddh) ha definito la condanna del giornalista come «un affronto ai diritti costituzionali».

I suoi avvocati, Mustafa Bouchachi e Zoubida Assoul, hanno fermamente contestato la sentenza del 15 settembre della corte di appello di Algeri che ha condannato il giornalista a due anni di carcere. Bouchachi ha rivelato alla stampa che, prima dell’arresto definitivo di marzo, Drareni era stato fermato quattro volte dalle forze di sicurezza che gli richiedevano di «smettere di seguire le proteste dell’Hirak».

Zoubida Assoul ha dichiarato che la condanna è stata uno choc visto che «da un punto di vista costituzionale, è vietato rinchiudere un giornalista che esercita solo la sua professione e Khaled Drareni non ha commesso nessun crimine e non ha venduto il suo paese per meritarsi questa condanna».

Il riferimento è legato alle nuove dichiarazioni fatte dal presidente Abdelmadjid Tebboune che la settimana scorsa, è intervenuto nuovamente sul caso del giornalista incarcerato, affermando che «la libertà di stampa è garantita in Algeria».

«Drareni è coinvolto in un caso che non ha nulla a che vedere con la stampa, visto che le accuse sono relative allo spionaggio», ha dichiarato Tebboune definendo il giornalista un «khabardji» (informatore) di paesi stranieri.

Secondo la tesi del presidente, le indagini della magistratura hanno dimostrato il mancato possesso di una tessera stampa professionale da parte di Drareni, le false informazioni relative al suo rapporto con la stazione tv con cui afferma di lavorare (l’emittente francese TV5 Monde) e le informazione rilasciate ad agenti stranieri:. «Ho già accennato al tema della libertà di espressione nel nostro paese e mi chiedevo se ci fosse un Paese al mondo, come l’Algeria, che ha 180 quotidiani e quasi 8.500 giornalisti, oltre al sostegno dello Stato per la stampa e la pubblicità di cui beneficiano questi giornali».

Affermazioni diametralmente opposte a quelle degli esperti dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani che hanno condannato la pena detentiva emessa in appello dal tribunale di Algeri, richiedendo alle autorità di «annullare la sentenza e liberare Drareni».

Per gli esperti dell’Onu la pena a due anni di reclusione resta «ancora gravemente inappropriata perché le accuse contro di lui costituiscono una flagrante violazione della libertà di espressione», ha affermato Irene Khan, relatrice speciale sulla protezione del diritto alla libertà di opinione ed espressione

Criticando il fatto che le autorità algerine stiano utilizzando sempre più le leggi di sicurezza nazionale per perseguire le persone che esercitano i loro diritti alle libertà di opinione ed espressione, gli esperti hanno espresso le loro preoccupazioni per il disegno di legge «attualmente all’esame del Parlamento», che criminalizzerebbe la diffusione di notizie false o lesive dell’Algeria: «Se approvata, questa legge aprirebbe la strada a ulteriori arresti e detenzioni di dissidenti, come manifestanti e sostenitori del movimento Hirak».

La stessa Laddh afferma che nell’ultimo mese è ricominciata una vera e propria persecuzione nei confronti di tutti gli attivisti dell’Hirak che, pur avendo sospeso le manifestazioni a causa della pandemia di Covid-19, hanno continuato a lavorare attraverso i social. «Nel solo agosto sono circa una trentina le persone arrestate e 40 quelle andate in giudizio – afferma la Laddh – tutte accusate di attacco all’unità nazionale».