Federica, lavoratrice a scontrino alla biblioteca nazionale di Roma, perché siete stati allontanati?
È stata inviata un’ispezione dal Mibact per esaminare il caso e hanno interrotto la convenzione con l’associazione Avaca. È stata una manovra maldestra. Con le Rsu della biblioteca siamo andati dal direttore chiedendo di mettere per iscritto la sospensione. Ci hanno risposto che non ci spetta: siamo volontari, non lavoratori e di rivolgerci a Avaca.

Di concorsi non se ne vedono e, in quanto «volontari», non rientrate nelle stabilizzazioni Madia. A cosa puntate?
Abbiamo iniziato con la cooperativa Biblionova, un servizio esternalizzato e gestito con contratto e busta paga. Visto che non ci vengono riconosciuti gli anni di lavoro, almeno che ci sia data una stabilizzazione con questa cooperativa. Abbiamo pensato a un contratto con Ales, società in house del Mibact, ma sembra che costi di più che pagare un dipendente di ruolo. Entro il 30 giugno il ministero introdurrà il servizio civile con volontari che ruotano ogni sei mesi. Nel caso in cui Avaca vincesse il bando noi non ci saremo. Puniti per avere denunciato una situazione di lavoro non riconosciuto mascherato da volontariato.

Cosa spinge una persona a lavorare per anni a rimborso spese con gli scontrini?
La disoccupazione e i contratti che non vengono fatti da nessuno. In Italia una persona con titoli di studi, pur di lavorare, è costretta ad accettare un lavoro come questo per non restare a casa. Un lavoro a condizioni allucinanti, senza nessuna tutela, un precariato estremo.

Alternative?
La situazione è delicata e non è semplice. Il primo obiettivo è la manifestazione di domani davanti alla biblioteca in viale Castro Pretorio. Poi continueremo la protesta. Vogliamo una risposta dal ministero, ce la deve visto che ci ha sfruttato per questi anni senza degnarci di una comunicazione se non verbale. Oggi il ministro Franceschini dovrebbe rispondere a un’interrogazione di Sinistra Italiana.