Cosciente ma sedato, tenuto in vita dalle macchine. Le condizioni di Ciro Esposito sono precipitate lunedì sera ma la prognosi è sempre stata grave dal pomeriggio del 3 maggio, quando fu ferito da un colpo di pistola prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina a Roma. I soccorsi arrivarono dopo un’ora, peggiorando il quadro.

«Le condizioni si sono ulteriormente aggravate nelle ultime 36 ore e i supporti vitali non riescono a tenere sotto controllo la funzionalità degli organi» spiegavano i medici del Gemelli. Un’organizzazione dell’ordine pubblico ‘distratta’ lasciò i tifosi napoletani da soli a Tor di Quinto, circondati dai covi ultrà romanisti e di estrema destra fino all’agguato per cui è accusato di tentato omicidio Daniele De Santis, storico esponente della curva Sud e dei movimenti neofascisti.

La stampa ieri mattina sparava sui siti la notizia del decesso per rincorrere lo scoop salvo poi smentire. «Siamo molto infastiditi dalle false notizie sulla morte di Ciro. Il suo cuore batte ancora anche se è in coma profondo, quindi, chi può pregare preghi per la sua salute» scriveva la famiglia. «Fino a qualche ora fa Ciro diceva ‘non ce la faccio più, voglio che finisca questa storia’» raccontava Damiano De Rosa, legale e amico degli Esposito. L’ultimo intervento Ciro l’aveva subito il 19 giugno, polmone e intestino in gravi condizioni, sottoposto a dialisi, respirazione affannosa e pressione bassissima, la ferita e il ritardo nei soccorsi hanno lentamente debilitato il ragazzo di Scampia: «Ciro è un eroe – commenta il suo difensore, Angelo Pisani – è intervenuto perché un gruppo di romanisti stava assaltando un pullman di famiglie.

Polizia e questura hanno gravi responsabilità anche nello svolgimento delle indagini, a cominciare dalle ricostruzioni confuse e contraddittorie. Gli altri due tifosi napoletani colpiti da arma da fuoco, Alfredo Esposito e Gennaro Fioretti, sono sotto choc, non dormono, vomitano».
A Scampia ieri si è riunito un gruppo con lo striscione ‘Ciro non mollare’, niente maxischermo nella villa comunale del quartiere per la partita dell’Italia in segno di rispetto, mentre su facebook si chiedeva alla nazionale una dedica a Ciro.

L’atmosfera a Napoli è di dolore e rabbia. Dalla questura la notizia: gruppi in marcia per assaltare i romanisti. «Non ci sono gruppi in partenza verso Roma» ribattevano dal tifo organizzato azzurro. «Nessuno usi il nome di mio nipote –ribadiva lo zio, Vincenzo Esposito- per altre violenze. Noi vogliamo giustizia. Mio nipote sta morendo perché quel fascista gli ha sparato ma anche perché è rimasto a terra un’ora senza soccorsi. Vogliamo De Santis condannato e questore e prefetto a casa per le loro negligenze.

Visto che il ministro dell’Interno non ha ritenuto di dover intervenire, Renzi deve mandare a casa chi ha ridotto mio nipote così. Non abbiamo sentito vicino lo stato». Parole dure anche per Ignazio Marino. «Il sindaco di Roma ha dimostrato squallore umano: è venuto in visita al Gemelli e non è passato a trovarlo». Marino nel pomeriggio ha annunciato il suo arrivo: «In 50 giorni non si è mai fatto vedere, adesso non lo vogliamo» ha replicato il padre di Ciro.

De Santis, che è detenuto in un reparto del Policlinico Umberto I per una frattura, potrebbe essere trasferito in una struttura protetta fuori Roma. L’accusa è tentato omicidio: avrebbe esploso colpi contro i partenopei nel corso di una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone da identificare, aveva provocato alcuni tifosi del Napoli con lanci di oggetti e fumogeni. Ciro, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti sono indagati per rissa aggravata. Durante l’incidente probatorio è stato sentito Raffaele Puzone: il supporter napoletano ha confermato di aver visto De Santis fare fuoco. Secondo il gip sarebbe caduto in contraddizione, di parere opposto la procura.