Le dichiarazioni del Presidente della Commissione Europea Junker danno qualche speranza al Governo italiano: la manovra effettuata con la legge di stabilità potrà forse godere di un margine di flessibilità sul deficit aggiuntivo pari allo 0,2%, grazie alla cosiddetta “clausola migranti” per un valore di 3,1 miliardi. Ciò sulla base degli art. 5.1 e 6.3 del regolamento CE 1466/97 e dell’art.3 del Fiscal Compact che consentono una deviazione temporanea dall’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio in circostanze “eccezionali” ovvero quando “concorrono eventi inconsueti non soggetti al controllo della parte contraente interessata che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione”.

Se riconosciuta, la possibilità di aumentare l’indebitamento netto di 3,1 miliardi, verrebbe impiegata dal Governo per anticipare al 2016 la riduzione delle aliquote Ires (imposta sul reddito delle imprese) dal 27,5 al 24% prevista per il 2017.

Un bel regalo alle imprese fatto, letteralmente, sulla pelle dei migranti.

Ma come ha giustificato il Governo la sua richiesta alla Commissione Europea? Ci aiuta il Documento Programmatico di Bilancio 2016. I dati considerati si riferiscono agli anni 2011-2016. La Ragioneria Generale dello Stato presenta due stime della spesa riferita alla «crisi migranti»: una prevede che i flussi restino costanti, l’altra che vi sia una crescita degli arrivi nel 2016 di circa 66.500 persone l’anno.

Nel primo triennio la spesa stimata è di 1,326 miliardi, di cui 333,4 milioni per le operazioni di soccorso in mare, 570,16 per l’accoglienza e 423,27 per sanità e istruzione.

Nel 2014 la spesa è stimata in 2,668 miliardi, di cui 670,68 per il soccorso in mare, 1,146 miliardi per l’accoglienza e 851,36 milioni per sanità e istruzione.

Nel 2015 si stima che la spesa raggiunga entro fine anno i 3,326 miliardi, di cui 835,96 milioni per il soccorso in mare, 1,429 miliardi per l’accoglienza e 1,061 miliardi per sanità e istruzione.

Per il 2016 la stima è di 3,3 miliardi a flussi costanti e di 3,994 miliardi in uno scenario di crescita. Il contributo UE alla spesa complessiva risulta per l’intero periodo 2011-2016 di 479,1 milioni di euro.

Qualche commento a caldo.
1. Nel 2015 la spesa per il soccorso in mare risulta superiore a quella registrata nel 2014, anno in cui è stata operativa fino alla fine di ottobre Mare Nostrum, la missione avviata dal governo Letta, dopo la strage del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita almeno 366 migranti. Le polemiche sul funzionamento della missione italiana sembrerebbero non aver fermato, per fortuna, l’investimento di risorse pubbliche nelle operazioni di soccorso e salvataggio in mare.

2. Le spese per l’accoglienza raddoppiano nel 2014 e triplicano nel 2015 rispetto al triennio precedente. Il costo medio al giorno per l’accoglienza nelle diverse strutture è calcolato in 45 euro per i minori stranieri non accompagnati, in 32,5 euro per le persone accolte nelle strutture di accoglienza governative e temporanee e in 35 euro per le persone accolte nello SPRAR. La stima proposta nel Documento programmatico di bilancio differisce da quella contenuta nel Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia. Aspetti, procedure, problemi pubblicato dal Ministero dell’Interno nell’ottobre 2015 che quantifica la spesa per l’accoglienza in 633 milioni nel 2014 e in 1,162 miliardi per il 2015: circa mezzo miliardo in meno nel 2014 e circa 267 milioni in meno per il 2015. Al sistema di accoglienza ordinario per richiedenti asilo e rifugiati (lo SPRAR) va solo una parte degli stanziamenti. Nei cosiddetti “centri governativi” (CARA, CDA, CIE e CPSA) e nelle circa 1800 strutture temporanee (CAS) a settembre 2015 risultavano accolte 77mila persone rispetto alle 26mila accolte nello SPRAR e ai più di 10mila i minori stranieri non accompagnati accolti in strutture dedicate per un totale di circa 113mila persone accolte. Anche in questo caso, i dati differiscono da quelli forniti dal Ministero dell’Interno che parla di 99.096 “posti/presenze” nelle strutture di accoglienza al 10 ottobre 2015 (pag.28) di cui 70.918 assicurate da ben 3.900 Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). Comunque sia, il sistema di accoglienza italiano è in gran parte ancora oggi costituito da strutture di accoglienza temporanee per le quali si procede con affidamento diretto agli enti gestori da parte delle Prefetture in via straordinaria ed emergenziale. Con tutte le conseguenze del caso, come ci ricorda purtroppo l’indagine «Mafia Capitale» per la quale si apre il processo il 5 novembre. La stima delle spese comprende per altro anche i costi relativi ai CIE che con l’accoglienza hanno ben poco a che fare.

3. Il Documento programmatico non fornisce dettagli sulla stima delle spese per l’istruzione e la sanità che insieme supererebbero il miliardo di euro nel 2015 e nel 2016. In uno studio del 2013 Lunaria aveva stimato la spesa sanitaria imputabile ai cittadini stranieri in circa 5,1 miliardi di euro. Più recentemente la Fondazione Moressa le ha stimate in 3,9 miliardi. Per l’istruzione i due studi hanno stimato una spesa di 4,8 miliardi (Lunaria) e di 3,6 miliardi (Fondazione Moressa).

In entrambi i casi il dato è riferito all’intera popolazione dei cittadini stranieri stabilmente residenti ovvero, secondo ISTAT, a 4,3 milioni di persone nel 2013. Difficile comprendere come possa essere quantificata una spesa di un miliardo di euro l’anno per sanità e istruzione riferita alla cosiddetta “emergenza migranti”, se i nuovi arrivi aggiuntivi sono quantificati in 66.500 l’anno.

La Legge di Stabilità e gli allegati alla Legge di Bilancio 2016 non forniscono ulteriori dettagli: la trasparenza di bilancio, sebbene siano stati fatti alcuni passi in avanti negli ultimi anni, continua ad essere carente nel nostro paese. Speriamo che il futuro ci riservi sorprese in questa direzione.

Nel frattempo, il dubbio che il fatidico “sconto” sia stato sovrastimato resta.

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