L’alternativa dell’alternativa per la Germania. I populisti svevi non rispondono più ai sovranisti di Berlino e fondano un altro partito. Scissione in piena regola a pochi giorni dall’insediamento del Parlamento di Stoccarda tre mesi dopo la conquista (oltre 15% alle elezioni di marzo) del Land più ricco della Bundesrepublik.

Alla base la professione di fede antisemita del dottor Wolfgang Michael Gedeon, classe 1947, deputato “bavarese” (è nato a Cham) di Alternative für Deutschland con un passato maoista negli anni Settanta. Secondo lui «l’ebraismo è il nemico interno dell’Occidente, mentre l’Islam rappresenta quello esterno». Naturalmente, nessun problema per Afd sulla seconda parte del “ragionamento” di Gedeon, ma è bufera sull’antisemitismo che danneggia soprattutto l’immagine del «partito della piccola gente» guidato da Frauke Petry.

Da qui la contromisura di Jörg Meuthen, capogruppo di Afd nell’assemblea del Baden-Württemberg: a fronte dei «tentennamenti» dei vertici nazionali del partito, ha dato l’ultimatum a Gedeon (dimissioni “volontarie” entro 5 giorni) prima di presentare la mozione per la sua espulsione dal Parlamento.

Così il “caso Gedeon” è finito alla conta dei voti all’interno di Afd: 13 alzate di mano per il cartellino rosso contro 9 a favore della permanenza nel Landtag di Stoccarda. Tuttavia, visto che servono almeno tre quarti dei consensi per mettere alla porta il «dottore», Gedeon è rimasto al suo posto. In compenso il partito di destra si è spaccato in due.

Meuthen, dopo aver minacciato le dimissioni, ha convinto 12 dei 23 componenti del gruppo a lasciare l’Alternativa per la Germania e a confluire nella neonata Alternativa per il Baden-Württemberg. «Non c’è alcuno spazio per l’antisemitismo all’interno del partito» ha tagliato corto l’ex capogruppo.

Un segnale inequivocabile, e un bel problema per la leader di Afd Petry, che ha cercato prima di isolare gli scissionisti poi – fuori tempo massimo – di minimizzare la spaccatura: «L’ipotesi scissione mi pare rientrata, sarei felice se Meuthen tornasse a far parte del nostro gruppo» ha spiegato, inutilmente, la “capa” di Afd, anche perché nel frattempo il board federale dei populisti aveva già riconosciuto Meuthen e i suoi fedelissimi come «i nuovi rappresentati del partito». Di più: gli «esperti» di Afd avevano perfino criticato chi era rimasto a fianco di Gedeon.

E così, da bega locale l’affaire è diventato nazionale, con ripercussioni impreviste quanto politicamente insidiose. Il primo a criticare la gestione di Petry è stato il numero due di Afd, Alexander Gauland (quello che non voleva il calciatore Jerome Boateng come vicino di casa): «Non dovevamo arrivare a questo punto – sbotta – sulle questioni politiche fondamentali tra di noi non c’è alcuna differenza». Ha ragione: sia gli scissionisti che gli unionisti sono d’accordo, per esempio, a stoppare con tutti i mezzi l’immigrazione, uscire dall’euro, e a considerare i musulmani come «un corpo estraneo alla Germania».

L’importante, per lo storytelling Afd, è che militanti e deputati eletti in metà dei 16 Land tedeschi non sollevino polveroni sull’unico tabù ufficialmente riconosciuto per legge.