Tra qualche anno, passeggiando per i Monti Sibillini, gli escursionisti non si imbatteranno più solo in cervi, lepri e altri animali selvatici che corrono su vaste praterie, ma anche in sbancamenti e profonde ferite, cavi arrugginiti e cattedrali nel deserto. Non è un futuro distopico, ma un rischio concreto se dovesse andare in porto il disegno della Regione Marche per quei luoghi.

LA GIUNTA ACQUAROLI HA DESTINATO alla riqualificazione e all’ampliamento degli impianti sciistici presenti nei Monti Sibillini, area duramente colpita dai terremoti del 2016-2017, 65 milioni di euro: una parte rilevante e abbondante delle risorse messe a disposizione dal Cis (Contratto istituzionale di sviluppo) e dal Fondo Complementare Pnrr Aree Sisma 2009/2016 per la Regione. Milioni di euro saranno utilizzati per nuovi impianti di risalita, ma anche per cannoni sparaneve e laghetti per l’innevamento artificiale perché nell’area non nevica abbastanza per garantire un’intera stagione sciistica.

POCO IMPORTA SE NELL’APPENNINO marchigiano ci sono piccoli impianti con limitati dislivelli sciabili e a quote basse, alcuni chiusi dopo gli eventi sismici e altri aperti poche settimane all’anno per mancanza di neve. Si tratta nella maggior parte dei casi di strutture tenute in esercizio grazie ai finanziamenti pubblici e senza alcuna prospettiva nel medio o lungo termine.

NEI MONTI SIBILLINI LE STAZIONI sciistiche che riceveranno i finanziamenti pubblici sono quelle di Pintura di Bolognola, Frontignano di Ussita, Monte Prata e Sarnano. A questi comprensori andranno quasi 35 milioni di euro dal Cis (circa il 35% del totale dei fondi destinati alle Marche) e 30 milioni dal Fondo Complementare Pnrr Aree Sisma 2009-2016 (oltre il 60% dei 50 milioni destinati alla Regione per lo sviluppo turistico). Questi soldi, tra l’altro, in alcuni casi non saranno sufficienti a coprire il costo dei progetti e, supponendo che il privat o difficilmente potrà sostenere le cifre da capogiro che si prevedono, ci penserà sempre il pubblico a iniettare altri milioni di euro nei prossimi anni.

A SPICCARE TRA I FINANZIAMENTI approvati è quello per il progetto di Sarnano, realizzato con il coinvolgimento dei comuni di Ascoli Piceno e Montefortino, che ammonta a 29.488.000 e che da solo rappresenta circa il 30% dell’intero Cis Marche. L’intervento prevede, tra le altre cose, anche l’installazione di una pista di plastica per lo sci estivo. Come sottolineato dal Gruppo regionale Marche del Club Alpino Italiano e da alcune delle più importanti associazioni ambientaliste nazionali, questo progetto fa emergere la visione di una montagnaridotta a parco divertimenti per turisti.

I FONDI, INVECE, DOVREBBERO ESSERE spesi per sostenere le popolazioni locali e arginare il fenomeno dell’abbandono delle aree interne, acuito negli ultimi anni dagli effetti del terremoto. Ad esempio, visto che molte persone nella zona vivono di agricoltura e allevamento, si potrebbero usare queste risorse per sostenere le imprese agricole e quindi implementare l’economia del luogo e migliorare i servizi per indurre i più giovani a costruire progetti di vita sul posto. Le associazioni sottolineano come invece «i soldi che arriveranno per lo più andranno a vantaggio dei progettisti e delle imprese che realizzeranno gli impianti e ben poco rimarrà poi a beneficio futuro della popolazione locale».

IL RISCHIO CHE SI INTRAVVEDE – aggiungono – «è che si tratti ancora una volta dell’ormai vetusto modello colonizzatore della montagna, aduso ad appropriarsi di ogni residua risorsa lì disponibile, lasciando poi sul territorio, finiti i soldi, i simulacri arrugginiti di tali realizzazioni». Un esempio di questi lasciti è quello della funivia del Monte Bove, proprio nei Sibillini, mai aperta a causa del vento e ora completamente degradata. Sul progetto di Sarnano, tra l’altro, sono stati presentati esposti alle Procure e all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Il Parco nazionale dei Monti Sibillini, nella persona del suo presidente, Andrea Spaterna, fa sapere: «Ci adopereremo, per quanto di nostra competenza, per contemperare le esigenze di investimento sul piano turistico con quelle, necessarie ed inevitabili, di salvaguardia e tutela del patrimonio ambientale, com’è nella natura stessa del Parco e nella ragione del suo esistere».

UN CASO EMBLEMATICO DI QUESTO atteggiamento predatorio nei confronti delle Terre Alte è quanto rischia di accadere a Rubbiano, un paesino alle porte delle famose Gole dell’Infernaccio, frazione del Comune di Montefortino che, come già accennato, ha presentato il megaprogetto insieme a Sarnano. Gli abitanti del borghetto, molti dei quali terremotati e in attesa di poter fare ritorno nelle proprie abitazioni, hanno ricevuto un provvedimento di esproprio da parte del Comune per la costruzione di un camping glamour, sempre con fondi pubblici. Grazie anche alle denunce della popolazione, l’amministrazione, in un secondo momento, si è vista costretta a sospendereil provvedimento, ma ora è tornata alla carica con l’idea di costruire in loco un parcheggio da 400 auto. E per realizzarlo vuole espropriare l’unica azienda agricola ancora attiva sul posto. Una montagna a misura di turista «mordi e fuggi» e non di chi la abita e la mantiene viva.

IN ITALIA CI SONO CENTINAIA DI IMPIANTI sciistici dismessi: il mercato dello sci da discesa è in crisi da anni a causa dei cambiamenti climatici, della mancata crescita degli sciatori e di una forte concorrenza a livello internazionale. Sul tema, il Club Alpino Italiano, a dicembre del 2020, ha pubblicato un documento nel quale si sottolinea come il futuro della montagna non passi da nuovi impianti di sci o dall’ampliamento di quelli esistenti, quanto da modelli di diversificazione economica a livello locale e per questo l’ente richiede una più ampia dotazione di servizi capillari per le popolazioni e le imprese di montagna. Nello stesso documento ci si sofferma sugli effetti fortemente negativi di queste operazioni sull’ambiente, sugli ecosistemi e sulle specie. Tra le altre cose, la Commissione europea per l’accesso ai fondi del Next Generation EU ha stabilito il principio Do No Significant Harm (Dnsh), secondo il quale gli interventi previsti dai Pnrr nazionali non devono arrecare nessun danno significativo all’ambiente: danni che, nel caso marchigiano, sono più che probabili. Tra questi ci sono, ad esempio, quelli causati dall’innevamento artificiale, alla cui insostenibilità dal punto di vista ambientale si aggiunge quella economica, destinata a peggiorare a causa delle previsioni climatiche sfavorevoli e dell’aumento del costo dell’energia: uno scenario ancor più grave per le stazioni sciistiche di piccole e medie dimensioni sulle quali già incombe, a causa degli altri fattori citati, il rischio chiusura.

GIA’ IN PASSATO, LA REGIONE MARCHE ha finanziato progetti legati ad una neve che non c’è più con il potenziamento del comprensorio sciistico del Monte Catria, in provincia di Pesaro Urbino. In questo caso i lavori sono stati portati a termine incidendo sulla terra ferite che sarà difficile rimarginare. Per quanto riguarda questi nuovi progetti, invece, si è ancora in tempo per invertire la rotta, ma manca la volontà politica per farlo. Quando, invece che adottare una prospettiva lungimirante, si mettono in atto scelte scellerate per favorire ristretti gruppi di potere, si cammina su un crinale in cui il passo che separa la colpa dal dolo è molto breve.