Licia Pera dell’esecutivo nazionale Usb, perché avete proclamato sciopero generale per oggi?
Lo abbiamo fatto su richiesta di “Non una di meno”. L’idea dello sciopero nasce in Argentina e poi si è sviluppato ed è diventato globale, quest’anno molto più dell’anno scorso. C’è un problema strutturale che riguarda le donne: la violenza che porta ad una donna uccisa ogni tre giorni; la violenza economica che si esprime nel gap salariale e in lavori mal pagati e più precari rispetto agli uomini; per non parlare dei dati Istat sulle molestie e i ricatti sui posti di lavoro. Una situazione di una gravità tale per cui per me non serve neanche spiegare la scelta.

In Italia però come al solito lo sciopero ha fatto discutere soprattutto per i disagi che avrebbe creato nel trasporto pubblico. Come pensa si possa superare questa cultura?
C’è sempre un’inversione cause-effetti. Ogni volta si misura successo o insuccesso dello sciopero sulla base dei disagi creati agli utenti dei mezzi pubblici, specie a Roma. Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una lettera di una donna che ci diceva che a causa dello sciopero doveva rinunciare ad una visita specialistica che aspettava da tre mesi. Io credo che il vero scandalo sia che debba aspettare tre mesi a causa dello stato comatoso della sanità pubblica, non che vi debba rinunciare per lo sciopero. Lo sciopero è ancora l’unico strumento in mano ai lavoratori per far conoscere il loro disagio. Scioperare costa circa 100 euro in meno in buste paga da mille euro: se lo si fa è perché non c’è alternativa.

Non pensa che il blocco dei mezzi pubblici abbia reso difficile per molte donne costrette a prendersi cura dei figli di partecipare alla manifestazione? Paradossalmente loro non possono scioperare.
Ne abbiamo discusso molto in questi mesi fra donne. Ma non ci siamo sentite di escludere dallo sciopero una categoria importante come quella dei trasporti dopo che altre quattro (enti locali, ministeri, vigili del fuoco e trasporto marittimo) erano impossibilitate a partecipare dalla legge già liberticida sugli scioperi. In più fra donne abbiamo organizzato sui social network macchine con più persone per aiutare chi era in difficoltà ad arrivare al corteo.