Il più primo e più grande sciopero nei cieli di Inghilterra. Nel giorno del massimo caos sulla Brexit. Ben 48 ore di stop per tutti i piloti e staff della British Airways, partite ieri mattina e che si concluderanno a mezzanotte. Il sindacato Balpa – che aveva già dimostrato la sua forza nello sciopero RyanAir – ha bloccato quasi tutti gli 800 voli previsti ieri dalla compagnia britannica in tutto il mondo. Solo 5 sono partiti: due gestiti da operatori diversi, tre perché a guidarli c’erano piloti non iscritti al Balpa.

I terminal di Heathrow erano completamente vuoti perché la compagnia aveva avvertito per tempo i viaggiatori spostando i voli o pagando i rimborsi.

L’importanza della protesta è legata al fatto che per il sindacato la richiesta decisiva sono i salari di copiloti e dei profili più junior, che restano troppo bassi soprattutto se paragonati ai costi della formazione. Sotto l’aspetto salariale il Balpa non ha accettato la proposta di un aumento triennale fino all’11,9 per cento sostenendo che i profitti record di British Airways consentono cifre superiori anche perché negli anni di crisi piloti e staff hanno dovuto tagliarsi salari e pensioni e ora vogliono – giustamente – rifarsi.

Iag, la società che controlla British Airways – nata nel 2011 dopo la fusione con Iberia – , ha chiuso il 2018 con 2,9 miliardi di attivo, l’80 per cento di questi vengono dalla compagnia britannica.

Un altro sciopero è previsto per il 27 settembre. La vertenza fra azienda e sindacati va avanti da tempo. E anche Boris Johnson ha cercato di evitare lo sciopero chiamando le parti al dialogo. Gli è andata male anche questa. Per il segretario generale del Balpa Brian Strutton «la compagnia deve mettere al primo posto i suoi lavoratori e gli utenti ascoltando le richieste ragionevoli dei piloti».