Uno sciopero in mezzo alla pandemia, atipico ma riuscito. Fim, Fiom e Uilm hanno resistito alle critiche di molti commentatori scommettendo sulla voglia di contratto dei metalmeccanici, vincendo l’azzardo. Le quattro ore di sciopero in tutta Italia in molte fabbriche del nord sono diventate otto per volere degli stessi operai, specie a Bergamo, in Emilia e in Piemonte con adesione media del 70% con punte del 95% in Electrolux, Leonardo, Arvedi, Abb Dalmine, Sogefi e Kone.

GRANDE PARTECIPAZIONE a Napoli dove la solidarietà ai lavoratori della Whirlpool di via Argine ha portato a decidere lo sciopero dell’intero settore industriale allargato al terziario. In piazza il coro ormai usuale «Napoli non molla» è stato cantato ancora più forte. Senza dimenticare la verteza Dema. «I metalmeccanici della Campania hanno aderito in massa allo sciopero generale. Ampia partecipazione in tutte la province: Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno con una media del 70% e punte del 100% in molte aziende metalmeccaniche dell’intera regione», fanno sapere Cgil, Cisl e Uil.

Senza possibilità di cortei e con i presidi da gestire rispettando le norme, il centro dello sciopero ieri mattina è stata piazza dell’Esquilino a Roma. Là dove quasi tutte le grandi manifestazioni sindacali passano per girare verso San Giovanni, si sono ritrovati i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm davanti ad un centinaio di delegati delle tre organizzazioni. La conferenza stampa è diventata un comizio combattivo.

HA COMINCIATO il segretario generale della Uilm Rocco Palombella: «Il nostro sciopero e la richiesta di aumento salariale è etico e necessario. Federmeccanica non ha rispettato l’accordo precedente perché il secondo livello di contrattazione non è mai partito e gli aumenti salariali si sono ridotti al solo welfare. Ora dicone che c’è il Covid – conclude Palombella – ma prima del Covid Federmeccanica non si era mossa di un millimetro rispetto alle nostre richieste».

Poi la parola è passata a Francesca Re David che ripercorso i mesi della pandemia: «Abbiamo scioperato a marzo per chiedere sicurezza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro e contro chi voleva aprire troppo presto sfruttando le deroghe delle Prefetture. Poi siamo riusciti, contrattando con le aziende a costruire dei protocolli che hanno consentito di riaprire in sicurezza. Oggi – ha continuato la segretaria generale della Fiom – quindi scioperiamo anche per chiedere salute e sicurezza e lo facciamo assieme ai rider e agli infermieri: riprendiamoci il contratto e facciamo vedere a tutti che aumentare i salari è possibile».

A CHIUDERE È STATO Roberto Benaglia della Fim, al suo primo sciopero nazionale da segretario generale. «Anche nella pandemia ognuno deve fare il suo mestiere e il nostro è rivendicare il contratto e rendere capace e moderna la nostra mobilitazione. In questo momento il sindacato sta portando avanti uno sforzo eccezionale su tutto il territorio e in tutti i luoghi di lavoro. Lo sciopero è solidarietà e generosità. Noi vogliamo un contratto per la ripartenza che guardi non all’oggi ma al domani», ha chiuso Benaglia.

Sullo sciopero è intervenuta anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo: «Cercherò di agevolare in qualsiasi modo il dialogo tra le rappresentanze delle aziende e quelle dei lavoratori in modo da riuscire a superare questo scoglio che sta bloccando tutto».

AL MOMENTO IMPRESE e sindacati sono molto distanti con Federmeccanica che propone per il rinnovo circa 40 euro a regime per il triennio (2020-22) a fronte di una richiesta di Fiom, Fim e Uilm di circa 144 euro. Martedì prossimo si riunirà il consiglio di Federmeccanica per valutare lo stato della vertenza e la ripartenza del negoziato.