Una nuova ondata di scioperi Ryanair coinvolgerà sette paesi europei entro la fine di settembre. Questo è emerso dall’incontro di ieri a Roma dove si sono riuniti i sindacati italiani con quelli di Belgio, Olanda, Irlanda, Spagna, Portogallo e Germania per discutere un piano di vertenza comune.

Gli assistenti di volo di Spagna, Belgio e Portogallo avevano già incrociato le braccia lo scorso 25 e 26 luglio, portando alla cancellazione di più di 600 voli. Il 10 agosto, invece, uno stop di 24 ore dei piloti di cinque paesi aveva lasciato a terra migliaia di passeggeri.

La vertenza dei piloti italiani ha avuto uno sviluppo inedito la scorsa settimana, quando l’Anpac, associazione professionale dell’aviazione civile, ha annunciato la firma di un contratto collettivo, il primo in Europa siglato dalla compagnia irlandese. L’accordo, tuttavia, è stato duramente criticato da Cgil e Uil, esclusi dalla trattativa, che hanno accusato l’azienda di voler imporre un’intesa, non soddisfacente in termini di tutele, senza confrontarsi con la totalità dei lavoratori. «Più che un contratto collettivo quello firmato da Ryanair con i piloti iscritti all’Anpac è un regolamento aziendale» ha commentato Ftil-Cgil.

Oggi, dopo la riunione con le forze sindacali di altri sei paesi, viene annunciato anche un referendum tra i piloti italiani, che avrà luogo l’11, 12 e 13 settembre, per verificare la reale adesione dei lavoratori al contratto firmato il 28 agosto. Per quanto riguarda il personale di volo, invece, la strategia concordata è quella di uno stop a livello europeo, la cui data sarà comunicata nelle prossime ore. «Con il suo reiterato comportamento – spiegano in una nota congiunta Filt Cgil e Uiltrasporti – Ryanair sta procurando gravi disagi a tutto il personale europeo, impedendo la libertà sindacale ai propri dipendenti, non riconoscendo i diritti salariali, previdenziali e assistenziali ai lavoratori e utilizzando anche personale navigante reclutato da agenzie estere di somministrazione, determinando un dumping salariale ed una giungla di regole non ammissibili per l’Ue».