La proposta di uno sciopero europeo contro Arcelor Mittal e le prime conseguenze della fuga degli indiani dall’Italia. La giornata di ieri ha visto il deposito del ricorso dei commissari Ilva al tribunale di Taranto sull’altoforno 2 che dovrà risolversi entro il 13 dicembre mentre ancora non è stato depositato il ricorso d’urgenza a Milano contro il recesso dal contratto presentato da Mittal: la causa per ora è quindi ordinaria e la prima udienza è stata fissata a maggio. Quando i commissari di Ilva faranno ricorso d’urgenza la decisione dovrebbe arrivare entro dieci giorni.
Da Genova invece la Conferenza generale del coordinamento europeo dei consigli di fabbrica della siderurgia (Dunkerque, Fos sur mer, Brema, Duisburg, Amburgo, Eisenhuttenstadt, Liegi, Genova) – ospitato dalla Fiom – lancia uno sciopero europeo contro Arcelor Mittal: «La crisi della siderurgia attraversa tutta l’Europa e la necessità di collegare a livello europeo le battaglie dei lavoratori è più che mai evidente. È una vecchia storia, quando gli affari vanno bene i grandi gruppi fanno i miliardi ma se il ciclo rallenta lo vogliono far pagare ai lavoratori. Per questo serve un sindacato europeo, una contrattazione europea e uno sciopero europeo», scrivono in una nota unitaria i consigli di fabbrica delle acciaierie francesi, tedesche, belghe e italiane, riuniti da ieri mattina a Villa Bombrini a Genova.
Ieri invece sono arrivate brutte notizie per le buste paga dei lavoratori dell’indotto di Taranto: molte imprese – come la Servizi Marittimi – hanno pagato solo una parte per problemi finanziari legati all’addio di Mittal.
Al Mise invece si è tenuto il tavolo di crisi per la Sanac, azienda di refrattari per acciaio con 372 lavoratori – fra Massa (120 dipendenti), Gattinara (Vercelli, 102), Vado Ligure (Savona, 80) e Assemini (Cagliari, 70 dipendenti) – che Mittal doveva comprare entro il 20 dicembre. I commissari straordinari hanno annunciato la cassa integrazione straordinaria per decine di lavoratori.