lmeno duecento lavoratori e lavoratrici della Whirlpool hanno manifestato ieri a Roma dalla Stazione Termini al ministero dello Sviluppo economico per protestare contro la chiusura dello stabilimento di Napoli. Nel frattempo in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo si è svolto uno sciopero di otto ore che ha ottenuto l’adesione del 100% dei lavoratori. Una delegazione dei lavoratori, con i sindacati Fim, Fiom e Uilm, è stata ricevuta al Mise dai viceministri Gilberto Pichetto Fratin e Alessandra Todde. Quest’ultima ha ribadito di lavorare «a un piano industriale serio e concreto, che non solo metta in sicurezza i lavoratori, ma garantisca un futuro per il sito produttivo di Napoli salvaguardando l’occupazione. Ma non lo condividerò fino a quando non avrò le certezze del caso». Il futuro di 327 persone, e delle loro famiglie, resta incerto. Mancano infatti 75 giorni all’inizio della procedura di licenziamento aperta dalla multinazionale americana degli elettrodomestici. L’incontro si è soffermato su una norma alla quale starebbe lavorando il governo per impedire alle multinazionali di chiudere le attività e licenziare senza un adeguato motivo, soprattutto nei casi in cui abbiano ricevuto fondi pubblici. Una norma simile era stata approvata dal governo pentaleghista Conte 1 ma non sembra avere avuto gli effetti allora promessi. «Abbiamo pochi giorni di tempo. La norma devono farla entro questo limite» ha detto la segretaria nazionale Fiom-Cgil, Barbara Tibaldi. Gianluca Ficco (Uilm) ha chiesto «un decreto legge che stabilisca regole chiare e metta un limite all’arroganza e all’arbitrio delle multinazionali».