Valore, moneta e tecnologia (DeriveApprodi, pp. 240, euro 13, collana «Input») di Andrea Fumagalli è un libro denso, didattico e raccoglie le principali nozioni di valore, moneta e tecnologia. Sebbene i temi trattati siano complessi e necessitino di un certo livello di attenzione, si rendono accessibili e scritti con un linguaggio fluido e comprensibile. Gli economisti fanno sempre un po’ fatica sul punto, ma Fumagalli è riuscito a descrivere la storia di valore, moneta e tecnologia con grande efficacia. Gli studenti che intendono cimentarsi su questi temi possono ben giovarsi di questo volume: è logico, descrittivo e puntale su molte questioni controverse.

L’ARTICOLAZIONE del libro è fatta di tre parti ben distinte. Nel primo capitolo, sostanzialmente l’introduzione, Fumagalli non solo restituisce all’economia il ruolo di scienza sociale, ma consegna allo studente le principali caratteristiche dei modelli interpretativi dei fenomeni economici: i fondamentali dell’equilibrio economico generale e l’approccio eterodosso che descrive il sistema capitalistico di produzione (economia monetaria di produzione).
Il secondo, il terzo e il quarto capitolo, la parte centrale del libro, analizzano e spiegano cosa si cela dietro le grandi dispute del nostro tempo. Rispetto al valore restituisce come questo è inteso dagli economisti classici, così come il senso veicolato dai fautori dell’equilibrio generale.

Nel capitolo dedicato alla moneta è restituito ai lettori il diverso significato economico dato sempre dagli economisti classici e dal cosiddetto mainstream, unitamente a delle giuste e necessarie puntualizzazioni rispetto ai grandi interpreti del ruolo e del peso (significato) della moneta. Sul punto Fumagalli è particolarmente efficace perché declina la moneta nei suoi molteplici aspetti sollecitati da Marx, dalla formulazione originaria di Fischer, dalla evoluzione di Pigou e Wickesell, da Keynes, senza dimenticare la declinazione di Graziani e la recente evoluzione della moneta che passa dalla moneta credito alla moneta finanza, propedeutica per comprendere il passaggio dall’economia monetaria di produzione alla economia finanziaria di produzione.

Nel quarto capitolo l’autore tratta la tecnologia che ha sempre condizionato la discussione accademica e politica, ancorché non ha mai trovato una reale sintesi e soprattutto una coerenza con le dinamiche macroeconomiche. Sul tema della tecnologia Fumagalli ripercorre con cura le prime trattazioni dell’innovazione tecnologica rintracciabile nei lavori di Smith, Marx e Ricardo, unite a delle preziose citazioni di Ricardo nei Principi di Economia Politica e dell’imposta quando aggiunge un capitolo «On machinery» in cui si indaga il ruolo delle macchine rispetto al lavoro, così come alle teorie dell’equilibrio generale che interpretano l’innovazione tecnologica come un fenomeno esogeno e neutrale.

FUMAGALLI ha poi cura di catturare uno dei migliori interpreti dell’innovazione tecnologica, cioè la teoria del progresso tecnico di Schumpeter in Teoria dello sviluppo economico (1912). Non mancano altri grandi interpreti dello sviluppo economico e tecnologico: Kondratiev e le quattro fasi delle onde, così come Nelson e Winter noti per i lavori legati all’apprendimento e all’adattamento dei settori coinvolti dall’innovazione.

Nell’ultimo capitolo, le conclusioni, c’è la riflessione di un economista originale. Troviamo i temi cari all’autore, in particolare la sua declinazione del capitalismo contemporaneo: finanziarizzazione, internazionalizzazione produttiva, valorizzazione della vita e della riproduzione sociale. Sostanzialmente consegna l’immagine di un capitalismo bio-cognitivo, e assegna a quest’ultimo un inedito rapporto capitale-lavoro fondato sull’attività cognitiva (apprendimento di rete), in cui conoscenza e spazio (soprattutto virtuale) definiscono i nuovi processi dell’accumulazione e della valorizzazione capitalistica.

IN UN ALTRO PASSAGGIO delle sue conclusioni troviamo «la deistituzionalizzazione della moneta» nel quale tratta un passaggio già analizzato nel capitolo dedicato alla moneta, ma reso più esplicito, ovvero la necessità di analizzare il passaggio da una economia monetaria di produzione a una economia finanziaria di produzione. Sottotraccia si può leggere la «smaterializzazione» della forma moneta e la perdita di capacità di controllo delle istituzioni monetarie (Banche Centrali) nel ribadire il monopolio di emissione della moneta.

Valore, moneta e tecnologia ha molti e non banali pregi. Didatticamente è un libro perfetto per gli studenti, ma se qualcuno volesse apprendere l’alfabeto di valore, moneta e tecnologia sarebbe il libro giusto.
Fumagalli ci guida con calma alla comprensione di autori difficili. Inoltre, non banalizza gli autori dell’equilibrio generale. Infatti, spiega accuratamente cosa intendono veicolare senza cadere nella facile «denuncia», e illustra la matrice sottesa a questi modelli.

Valore, moneta e tecnologia ci guida anche nella giungla della moneta e della tecnologia con una rappresentazione che restituisce al lettore la Storia. Infatti, l’economia senza la storia e il tempo è incomprensibile. Possiamo discutere sui tanti o pochi punti controversi, ma questo aspetto è del tutto marginale rispetto al lavoro didattico proposto.