«I fermi di ieri a Bruxelles sono una cosa grave. Non c’era stata alcun tipo di violenza da parte dei manifestanti. Mi torna in mente il rapporto della JP Morgan del 2013, dove si sostiene che le Costituzioni più influenzate dall’antifascismo vanno smantellate perché difendono diritti troppo avanzati, compreso il diritto di protesta. La polizia di Bruxelles si è già adeguata?». La prima telefonata con Barbara Spinelli, capolista di L’Altra Europa con Tsipras, è al mattino mentre da Bruxelles arrivano le notizie di 249 fermati fra i manifestanti contro il summit delle Confindustrie. Fra loro un altro candidato, Luca Casarini. Proviamo a scherzare: era per cose come queste che qualcuno dei promotori della lista non voleva Casarini? La risposta è seria: «Stavano solo manifestando. Comunque le condanne per disobbedienza civile non sono un motivo di escludere qualcuno dalle nostre liste». Nel pomeriggio, per fortuna, saranno tutti rilasciati.

Il candidato del Pse Martin Schulz dichiara a Repubblica: «Se vince la destra ci saranno altri cinque anni di austerità». Se vince il Pse l’austerità sarà cancellata?

Questa dichiarazione è una vera beffa agli elettori. Gli anni di austerità li abbiamo avuti grazie alle intese fra socialisti e popolari. In Germania l’accordo sulla Grande Coalizione è stato negoziato fra Angela Merkel e Schulz, per la parte europea. Il risultato è stato che la Spd ha rinunciato a ogni critica dell’austerità, all’idea del piano Marshall che pure aveva difeso in campagna elettorale e ha ’dimenticato’ gli eurobond. Insomma sull’Europa ha ceduto su tutto. Le parole di Schulz non corrispondono a quello che i socialdemocratici hanno fatto negli anni di crisi.

Schulz non esclude larghe intese future con il Ppe. Dice: «Prima del voto non è il tempo di parlare di accordi».

Questo non è leale verso l’elettorato. In realtà si prepara alle larghe intese senza dirlo. Schulz sa bene che se il Pse diventa il primo gruppo e se lui vuol fare il presidente della Commissione avrà bisogno dell’appoggio del Ppe.

Invece voi cosa farete? Farete pesare i vostri voti, eventualmente, nell’elezione di Schulz? E innanzitutto: quando dico ‘voi’ dico la ‘Sinistra europea’?

Non è detto che il futuro gruppo si identifichi tutto con il Gue. Si è impegnato comunque a «stare con Tsipras», cioè a non entrare in altri gruppi. In ogni caso peserà molto perché, quale che sia il risultato italiano, è una formazione che aumenterà notevolmente. In Francia, Spagna, Germania la sinistra non socialista è in aumento.

Tsipras dice: «Saremo la terza forza».

È possibile. Spero che la lista per Tsipras abbia la forza e l’indipendenza di giudizio per aprire un dialogo con i 5 stelle e decidere su punti specifici politiche concordate. Ci sono molte cose in comune. Per esempio l’idea della conferenza che riduca e comunitarizzi il debito è una nostra idea che il M5S ha fatto propria. Ora Tsipras ha approvato il ‘New Deal 4 Europe’ dei federalisti: è un’iniziativa cittadina che sta raccogliendo firme in tutta l’Unione per un grande piano comune di investimento. Sarebbe interessante sapere cosa nel pensa il M5S.

Per la verità Grillo sembra più interessato alla campagna forsennata contro il Pd.

Ci sono molte posizioni di Grillo completamente condivisibili, e fra l’altro simili se non identiche alle nostre. M5S potrebbe svolgere un ruolo molto importante. Mi chiedo però cosa faranno i suoi eletti, nel parlamento europeo. Se non si alleano con altri dovranno entrare nel gruppo dei non iscritti, una sorta di gruppo misto. Saranno condannati ad un ruolo di testimonianza. A un limbo.

In Italia però siete in competizione con loro. L’ultimo scontro è di ieri, alla camera, fra Sel che fa ostruzionismo contro il decreto Poletti e il M5S che ci ripensa per anticipare il voto sull’arresto di Genovese.

Il decreto Poletti sarebbe passato comunque, l’ostruzionismo era ormai simbolico. Condivido la linea del M5S: il voto su Genovese era l’emergenza. È stato giusto mettere il Pd di fronte alle sue responsabilità e costringerlo a votare sull’arresto. Il reato di cui è accusato Genovese è gravissimo. Si rischiava di essere complici di una strategia del rinvio, accarezzata nel Pd.

Renzi ha tagliato il nodo imponendo il voto subito.

Ma è stato possibile solo grazie alle pressioni di M5S.

Torno al voto. Tsipras è ancora poco conosciuto.

Cerchiamo in tutti i modi di spiegare perché la Grecia è un caso paradigmatico, e che Tsipras sta inventando un modo di fare sinistra totalmente nuovo. Ma è una strada in salita

Le tv non vi aiutano.

Spesso ci boicottano addirittura. Rispetto a noi hanno più spazio sia Fratelli d’Italia sia la Lega. Un po’ perché nessuno vuole più avere a che fare con le sinistre radicali. Ma soprattutto perché il nostro potenziale elettorato porta via voti al Pd.

Per questo avete preso anche iniziative provocatorie, come quella del bikini?

Non è una strategia della lista. È una mossa provocatoria nata all’interno del gruppo comunicazione, dannosa per il nostro progetto e per molti candidati: per giorni lo sberleffo ha oscurato il programma. Non so dirle perché sia nata; so solo che si tende a trasformarla in un’offensiva ideologica contro il femminismo, e anche contro la mia candidatura. Per quanto mi riguarda, considero la diatriba del tutto assurda: non ho mai fatto parte né del movimento «Se non ora quando», né di altri movimenti femministi.

Renzi dice che le europee non debbono essere un referendum sul suo governo.

Renzi ha una singolare politica sull’Europa. Attribuisce tutti i suoi mali alla ‘burocrazia’ di Bruxelles. Ma è una vecchia strategia, risale ai tempi della Thatcher: è un alibi dietro il quale si nascondono i governi, che invece sono i veri esecutori delle politiche europee. Non esiste la Federazione europea, purtroppo. Se esistesse, l’Europa sarebbe più solidale. Ma la responsabilità delle politiche è dei governi. Quindi è inevitabile che nel voto europeo si parli dei governi.

Lei fermerebbe l’Expo di Milano, come dice Grillo, o la farebbe andare avanti per dimostrare di avere uno stato più forte dei ladroni, come dice Renzi?

È difficile fermare le macchine ora. Iniziative di questo genere in una crisi così profonda è meglio non farle. In Italia poi tutte le grandi opere sono infiltrate dalle mafie: non siamo di fronte a una nuova Tangentopoli, ma alla prosecuzione di quella dei primi anni 90.

Lo scandalo favorirà Grillo nelle urne?

Direi di sì. Potrebbe anche favorire noi, che diciamo cose analoghe su corruzione e mafia.

C’è chi sospetta del tempismo dei pm.

In Italia la corruzione c’è da lungo tempo. Ogni tanto ci sono degli arresti. Siccome siamo una democrazia con continue elezioni dobbiamo dire che ogni volta il tempismo è sbagliato? Allora decidiamo che la magistratura non faccia più niente. Un modo per evitare gli arresti in campagna elettorale c’è: la politica e le classi dirigenti evitino la corruzione prima che intervenga la magistratura. In democrazia non c’è un momento buono per un arresto: c’è nei regimi autoritari dove la giustizia è al servizio della politica.