A favore dell’obbligo vaccinale per tutti a partire dal prossimo febbraio o al massimo da marzo. Così ieri il cancelliere in pectore della coalizione Semaforo, Olaf Scholz, alla conferenza Stato-Regioni sulla pandemia, prima di precisare che «per questo, però, c’è bisogno di avviare un’iniziativa legislativa in cui ogni deputato possa votare secondo coscienza».

La maggioranza dei governatori è d’accordo così come il leader dei Verdi, Robert Habeck, convinto che si tratti di «una pesante ingerenza nella libertà individuale ma necessaria per proteggere la vita e quindi la società». Tuttavia, al di là delle dichiarazioni, la misura può essere sancita unicamente dal Bundestag che sul punto ha l’ultima parola.

Comunque, l’idea di Scholz è già al centro del dibattito sui provvedimenti da adottare per contrastare la quarta ondata. Perfino più della clamorosa decisione di inviare i malati di Covid all’estero per evitare il collasso degli ospedali confermata da Manfred Lucha, ministro della Sanità del Baden-Württemberg: «La situazione delle terapie intensive è altamente drammatica, ci prepariamo a trasferire i pazienti in Lombardia, Francia e Svizzera».

E passa in secondo piano anche la bozza di piano pandemico presentato ieri dai primi ministri dei Land a Scholz e Angela Merkel incardinato su sette punti: divieto per i non vaccinati di incontrare più di cinque persone contemporaneamente (al massimo di due nuclei familiari con esclusione degli under-12); ritorno dell’obbligo di mascherina a scuola; vaccinazioni permesse anche nelle farmacie; chiusure di club e discoteche ritenuti «luoghi con elevato rischio d’infezione» e capienza ridotta a un terzo per i grandi eventi. Si aggiunge alla nuova normativa anti-Covid da approvare entro dieci giorni per coprire il buco giuridico provocato dalla fine dello stato di emergenza il 25 novembre, e alla possibilità di introdurre misure ancora più restrittive nelle aree con indice di contagio fuori controllo.

Come chiudere le scuole e limitare i contatti interpersonali senza distinzione, esattamente le due norme sdoganate ieri dalla Corte costituzionale: secondo i giudici di Karlsruhe il lockdown generale proclamato dal governo Merkel nel corso della seconda ondata non solo era perfettamente legale ma anche replicabile in futuro.

La concordia fra i diversi livelli istituzionali della Bundesrepublik finisce qui. Su tutto il resto, infatti, non c’è alcun accordo tra governo centrale e Land e nemmeno tra i singoli Stati, nonostante tutti i governatori auspichino a gran voce provvedimenti omogenei validi su tutto il territorio nazionale.

Attualmente le regole anti-infezione prevedono, per esempio, che i Land possano chiudere i luoghi di cultura ma non i negozi e le fiere. Un paradosso riassunto così dal premier del Baden-Württemberg, Winfried Kretschmann (Verdi): «Se dobbiamo chiudere i teatri ma lasciare aperti i bordelli, potete ben immaginare la discussione». Mentre resta in alto mare l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario nelle case di cura discusso il 18 novembre eppure mai entrato in vigore: la maggior parte dei Land ha chiesto che venga imposto entro la fine di dicembre.

E non è stata accolta troppo bene neppure la nomina a capo dell’Unità di crisi pandemica del generale Carsten Breuer presentata ieri al summit da Scholz. Secondo Assia, Baviera e Baden-Württemberg «non è un argomento dell’incontro e soprattutto la task force non risolverà alcuna crisi». Insomma, anche questa conferenza Stato-Regioni non ha sciolto i nodi dell’emergenza sanitaria, e infatti il nuovo vertice è stato fissato già per domani.