«Saranno buoni colloqui». Con queste parole Olaf Scholz ieri ha acceso la prima luce della coalizione “Semaforo” con Verdi e Fdp accelerando al massimo il percorso per la formazione del suo governo. Il primo incontro esplorativo con le delegazioni dei due partiti è previsto già entro la fine di questa settimana come ha confermato Rolf Mützenich, capogruppo della Spd al Bundestag: «Siamo pronti a trattare subito in modo non solo rapido ma anche affidabile».

PER ORA L’IMPERATIVO categorico nel quartiere generale socialdemocratico nella “Willy Brandt Haus” è evitare di ripetere il tiramolla dei negoziati del 2017 quando ambientalisti e liberali si parlarono per settimane senza trovare la quadra della coalizione “Giamaica”. «Verdi e Fdp si devono rendere conto che lo spettacolo messo in scena quattro anni fa non è all’altezza del loro compito politico-istituzionale» riassume Mützenich.

MA LA LEZIONE del fallimento sembra essere stata appresa da entrambi i partiti, intenzionati a bruciare i tempi almeno quanto Scholz. Ieri nella riunione della dirigenza dei Grünen Annalena Baerbock è sembrata decisa a girare lo scettro di vicecancelliere al co-leader (e sfidante alle primarie) Robert Habeck come previsto dagli accordi post-voto tra i due ma anche in seguito agli «errori personali in campagna elettorale» ammessi da Baerbock. Tuttavia, la decisione non è ancora ufficiale perché «prima dobbiamo parlare dei contenuti e poi degli incarichi» come tiene a precisare Habeck

IN PARALLELO ANCHE i liberali hanno convocato il primo summit per abbozzare i punti delle trattative orientate al “Semaforo” ma non solo. Marco Buschmann, direttore parlamentare di Fdp, ha invitato Cdu e Csu a «chiarire entro pochi giorni la loro disponibilità a eventuali colloqui con noi. Le coalizioni Semaforo e Giamaica sono entrambe ancora sul tavolo ma dai democristiani continuano ad arrivare segnali opposti: alcuni vogliono governare con noi, altri invece no».

In realtà i liberali non hanno ancora sciolto il vero e proprio dilemma della loro partecipazione al governo: Lindner, Baerbock e Habeck hanno già avviato i primi contatti informali eppure sulla dirigenza di Fdp pesa come un macigno il sondaggio di “Infratest-Dimap” secondo cui il 51% degli elettori liberali preferirebbero un governo “Giamaica” e solo il 41% sarebbe pronto a dare luce verde al “Semaforo”. Particolare tutt’altro secondario: gli iscritti al partito dovranno ratificare qualunque alleanza conclusa dal segretario Lindner.

IL PROBLEMA, PERÒ, è che la coalizione “Semaforo” piace al 55% dei tedeschi ed è anche perfino la prima, clamorosa, opzione accesa ieri dal segretario della Csu, Markus Söder, durante la riunione di insediamento al Bundestag dei deputati dell’Union: «Chiaramente la coalizione Semaforo resta la scelta più ovvia e Scholz ha le migliori possibilità di diventare cancelliere». Non è intendenza con la strategia del “nemico” e neppure un endorsement di tattica politica – il governatore bavarese continua a spolmonarsi pubblicamente in favore del governo Cdu-Verdi-Fdp esattamente come l’aspirante-cancelliere Armin Laschet – ma non sono certo le parole di un pontiere. «Siamo predisposti a negoziare con i Grünen e liberali però non abbiamo alcuna intenzione di farci prendere in giro nelle trattative. Non cercheremo, cioè, di mettere insieme un governo a qualsiasi prezzo».

Proprio ciò che invece vorrebbe fare Laschet, autore della più grande sconfitta elettorale dell’Union dal 1949, disposto a recitare il ruolo di partner di minoranza di una nuova Groko già prima del voto (e del veto della Spd) e ora concentrato sull’opzione “Giamaica”, l’ultima carta del suo mazzo. Pressato dalla resa dei conti più o meno esplicita all’interno dell’Union con le richieste di dimissioni in costante crescita, Laschet risulta inviso anche al 71% dei tedeschi che non lo vorrebbe come cancelliere, mentre il 51% è convinto che debba lasciare immediatamente anche la poltrona di segretario della Cdu, come certifica il sondaggio “Civey” di ieri mattina.