Una buona notizia, in un momento climatico orribile per l’Artico – temperature elevatissime per il periodo. L’accordo Obama-Trudeau, presidenti di Usa e Canada, di un impegno a protezione di una delle aree più delicate del pianeta, alla vigilia dell’insediamento di Trump.

Il neo presidente Usa che ha già costruito una squadra di governo legata al petrolio e alle multinazionali.

In gran parte dei territori artici saranno vietate ora le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi, con l’esclusione anche delle attività di ricerca, proibendo airgun – utilizzati per leprospezioni – e trivelle dalla gran parte del costa atlantica statunitense: oltre 465 mila kmq. In sostanza il divieto di trivellazione include il 98% delle acque federali Usa dell’Artico, usando una vecchia legge del 1935.

La campagna che Greenpeace ha lanciato alcuni anni fa per la protezione dell’Artico, uno degli ecosistemi più importanti per la diversità biologica e tra i più fragili del pianeta – ha raccolto oltre 7,5 milioni di adesioni in tutto il mondo: oltre 20 mila specie di animali vivono tra i ghiacci artici. Il progressivo scioglimento dei ghiacci è uno degli acceleratori del riscaldamento globale: diminuendo la superficie ghiacciata diminuisce anche la capacità di riflettere la luce solare – la cosiddetta «albedo» – e dunque aumenta la quantità di energia del sole che rimane intrappolata nella biosfera. Fa parte dei principali «retroeffetti» che, innescati dal cambiamento climatico, producono ulteriore riscaldamento. Con il ritirarsi dei ghiacci gli interessi industriali – del petrolio e del gas ma anche della pesca – si sono fatti avanti: è più facile ora accedere ad aree prima impossibili con il paradosso che proprio l’industria delle fonti fossili – causa principale dei cambiamenti climatici – vuole approfittare della (drammatica) situazione per continuare a estrarre petrolio e gas.

Vedremo cosa accadrà con Trump, che ha interessi petroliferi e ha definito i cambiamenti climatici una bufala creata dai cinesi. La sola richiesta di avere i nomi dei climatologi è un segno dell’arroganza del personaggio e certamente avremo un peggioramento nelle politiche ambientali. L’accordo Obama-Trudeau è dunque un accordo che fissa una linea di civiltà (finalmente) e di visione del futuro e una sfida a Trump che certo proverà a smontare le cose.

Per il resto la situazione del settore energetico è oggi, per fortuna, in rapida evoluzione con ad esempio i costi dell’elettricità da solare che ormai sono inferiori a quelli del carbone e con sviluppi importanti verso la mobilità elettrica. Sviluppi che certo non piacciono a tutti e non solo negli Usa. In Italia, tra gli altri, è l’Unione Petrolifera col suo Presidente Spinaci che ha anche di recente attaccato la mobilità elettrica. E da altre parti si dice che per ridurre l’inquinamento dell’aria delle nostre città non c’è bisogno dell’auto elettrica. Sul piano tecnico sono stupidaggini, solo che sono dette da persone potenti (e cointeressate).

Sono discorsi da «dinosauri fossili» – ringalluzziti forse da Trump – che provocheranno di sicuro ritardi nell’unica direzione di marcia possibile: salvare il pianeta e creare nuove opportunità economiche. Che non piacciono a chi è abituato a un mercato oligopolistico dove entrano e operano pochissimi. La battaglia è aperta anche in Italia: i dinosauri proveranno a dare colpi di coda anche da noi.

Milioni di persone in tutto il mondo hanno sostenuto la campagna di Greenpeace per la protezione dell’Artico, un ecosistema unico, ricco di diversità biologica e fondamentale per la regolazione del clima del pianeta. I ghiacci artici – riflettendo i raggi solari – ci proteggono da un ulteriore riscaldamento planetario. Distruggere la calotta artica (e antartica) è un po’ come bucare l’ombrellone sulla spiaggia e poi lamentarsi per le scottature. Con il ritirarsi dei ghiacci, aanzano le pretese delle compagnie petrolifere ma anche dell’industria della pesca che possono finalmente accedere ad aree prima precluse: speriamo che le misure decise da Stati Uniti e Canada siano utili a fermare questo scempio. Ma il primo pensiero è alla prossima amministrazione statunitense visto che il Presidente eletto Trump si è sempre schierato per i petrolieri e contro la difesa del clima. Vedremo se vuole schierarsi adesso anche contro quei milioni di cittadini in tutto il mondo, e le comunità indigene dell’artico statunitense e canadese, che per la loro terra, e la nostra Terra, hanno in mente qualcosa di meglio che il catrame e la distruzione promessa dalle trivelle.
* Direttore Greenpeace Italia