La violenza fisica fa irruzione nella politica anche al più alto livello, a una decina di giorni dalle elezioni regionali e dipartimentali, mentre è già partita la campagna per le presidenziali della primavera 2022. Emmanuel Macron, in visita nel dipartimento della Drôme (sud-est), dopo essersi avvicinato a un gruppo di cittadini raggruppati al di là di una barriera, ha ricevuto uno schiaffo da un individuo che ha aggiunto al suo gesto uno slogan di estrema destra monarchica: «Monjoie! Saint-Denis! abbasso la macronia» (è un grido d’armi che risale alla dinastia capetingia, all’XI-XII secolo, monjoie è una stele che indicava la strada all’esercito, Saint-Denis è il patrono dei re). Il responsabile dell’aggressione e un altro giovane sono stati fermati. Ma l’Eliseo ha fatto sapere che la sicurezza del presidente non sarà rafforzata e ha continuato l’incontro con i cittadini, a Valence. L’Eliseo, del resto, parla di «tentativo» di schiaffo, fermato dagli agenti della protezione.

Qualche minuto prima, Macron aveva evocato la violenza in politica: «La vita politica ha bisogno di calma e rispetto da parte di tutti, dei responsabili politici e dei cittadini. In democrazia, le opposizioni possono esprimersi liberamente in piazza, sulla stampa, alla tv e poi a scadenze regolari si esprimono nelle urne. La contropartita è la fine della violenza e dell’odio. Se l’odio e la violenza ritornano, rendono fragile una sola cosa, la democrazia». Questo commento fa riferimento all’ultima polemica scoppiata nel fine settimana: Jean-Luc Mélenchon, con una tesi complottista, ha affermato che ogni volta che si avvicinano le elezioni ci sono «avvenimenti gravissimi» secondo lui orchestrati da «loro», cioè dal sistema, per poi accusare «i musulmani».

L’affermazione di Mélenchon ha suscitato l’indignazione generale perché il candidato alla presidenziale per la France Insoumise ha fatto l’esempio del massacro perpetrato dal terrorista islamico Mohammed Merah del marzo 2012, a Montauban e alla scuola ebraica di Tolosa, che ha fatto sette morti, tra cui tre bambini. Poi, Mélenchon, in difficoltà e isolato anche a sinistra, ha contrattaccato evocando la «violenza verbale» e il video estremamente violento che simula l’esecuzione di un elettore di sinistra messo in rete da un blogger di estrema destra, Papacito, sostenuto dal polemista estremista Eric Zemmour, che su CNews (tv di proprietà del miliardario Bolloré), sta costruendosi la possibilità di presentarsi alle presidenziali. Ieri Mélenchon ha espresso solidarietà a Macron. Il primo ministro, Jean Castex ha invitato a «un sussulto repubblicano», «la politica non puo’ essere in nessun caso la violenza, l’aggressione verbale e ancor meno l’aggressione fisica».

Per il capogruppo dei Républicains all’Assemblea, Damien Abbad, «schiaffeggiare il presidente è schiaffeggiare la Repubblica». Xavier Bertrand, presidente della Regione Hauts-de-France e candidato in pectore alle presidenziali, condanna «con la più grande fermezza il gesto inaccettabile di cui è stato vittima Macron, nessun disaccordo politico giustifica la violenza». Per Marine Le Pen è «inammissibile attaccare fisicamente il presidente».