La candidata francese a commissaria europea al mercato interno, Sylvie Goulard, è stata bocciata anche alla seconda prova orale, dopo essere stata “rimandata” dopo la prima prestazione e dopo due risposte scritte. È una sberla per Emmanuel Macron. E anche una difficoltà non da poco per la nuova Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, che potrebbe non essere pronta per presentarsi al voto definitivo e complessivo dell’Europarlamento il prossimo 23 ottobre (e quindi non entrare in funzione il 1° novembre): oltre alla Francia, anche i candidati di Ungheria e Romania sono stati bocciati (preventivamente, prima delle audizioni, per conflitto di interesse) e, per di più, ieri è caduto il governo rumeno, che cambierà maggioranza politica (dai socialisti alla destra). Goulard, che è stata europarlamentare e ha collaborato con la commissione Prodi, è stata bocciata perché è oggetto di due inchieste, una a Parigi l’altra all’Olaf a Bruxelles, per l’impiego di un assistente parlamentare e per essere stata ben remunerata, mentre era europarlamentare, da un think tank statunitense: è la questione etica che ha fatto cadere Goulard, che a causa dell’inchiesta francese si era dovuta dimettere da ministra della Difesa, nel 2017. «L’etica ha vinto sui soldi» per l’eurodeputata della sinistra Manon Aubry.

L’Eliseo ha subito parlato ieri di «gioco politico». «Voglio capire – ha detto Macron – quello che è in gioco è forse risentimento, piccineria, ma è un gioco politico che riguarda tutta la Commissione». La bocciatura è senza appello: su 112 votanti (due commissioni competenti), 82 hanno votato contro, una astensione e 29 a favore. Goulard è stata solo sostenuta dai suoi, il gruppo Renew Europe, S&D si è diviso, mentre il Ppe ha votato contro. «Manfred Weber è un cattivo perdente», ha accusato l’eurodeputata Nathalie Loiseau, di Renew Europe, accusando il capogruppo Ppe, tedesco, di essersi vendicato contro la candidata di Macron, che aveva affossato il suo nome per presiedere la Commissione (con il meccanismo dello Spitzenkandidat), promuovendo Ursula von der Leyen. In Francia, l’opposizione accusa Macron: «Ha scelto di indebolire la posizione francese, in un momento in cui c’è una forte diffidenza verso l’Europa è stata una scelta molto rischiosa», per il Verde Yannick Jadot; «Una scelta sbagliata di un’eurocrate» per il Républicain Brice Hortefeux. «A me quello che importa è il portafoglio», ha ribattuto Macron, che intende conservare l’ampia competenza che era stata attribuita alla Francia: mercato interno, industria, difesa, spazio, digitale. Ursula von der Leyen ha reagito ieri pomeriggio ricordando che sulla proposta di 26 candidati, «23 sono stati accettati». Per la prossima presidente della Commissione, «non dobbiamo perdere di vista l’essenziale: i prossimi 5 anni saranno decisivi per l’Europa in un contesta mondiale difficile». Ursula von der Leyen è passata per soli 9 voti al primo voto dell’Europarlamento, lo scorso luglio. Le difficoltà delle audizioni e i ritardi che può prendere la tabella di marcia confermano una partenza difficile della nuova Commissione.

I tempi sono cambiati: dal voto delle ultime europee, non esiste più la “cogestione” Ppe-S&D, che nel passato aveva permesso accordi tra gli apparati. Il nuovo europarlamento si è rinnovato a più del 60%, un terzo polo – Renew Europe – ha sparigliato l’intesa Ppe-S&D. I due gruppi hanno subito la bocciatura di uno dei loro (l’ungherese Ppe, la rumena S&D), adesso Renew Europe ha subito la stessa sorte. L’Europarlamento ha imposto una visione di integrità e questa è una buona notizia.