Francesco Schettino unico responsabile del disastro? I tedeschi non riescono a capire. E non ne fanno mistero. Di fronte alle prime, lievissime condanne per il tragico naufragio della Costa Concordia, al doloroso stupore dei familiari delle 32 vittime e dei 157 feriti si è aggiunto l’atto d’accusa dell’Ufficio federale per le indagini sui disastri marini. Una relazione inviata al ministero dei trasporti di Berlino. Nella quale, in sostanza, viene lamentata la “personalizzazione” dell’inchiesta e del processo per l’affondamento della nave da crociera sugli scogli dell’Isola del Giglio. Con la ricerca di un capro espiatorio – dimensione comunque tagliata su misura per il comandante Schettino – andata a detrimento di una analitica ricostruzione di quanto accadde la notte del 13 gennaio 2012.

A rivelare l’esistenza del rapporto è stato il settimanale “Bild am Sonntag”. I suoi giornalisti hanno trovato anche una copia della lettera di presentazione inviata dai tecnici tedeschi al ministro Peter Ramsauer, con cui si sottolinea che l’indagine si è soprattutto concentrata sul comportamento di Schettino. Ma non sulle lacune delle misure di sicurezza nel corso delle operazioni di soccorso, né sull’equipaggiamento tecnico e costruttivo della Costa Concordia. Insomma non c’è stata la volontà di chiarire fino in fondo le cause complete di una tragedia che, nell’elenco delle vittime, ha visto dodici croceristi della repubblica federale.

Gli esperti tedeschi ritengono che le caotiche misure di salvataggio dopo l’urto della nave contro gli scogli siano state una causa collaterale dell’elevato numero di annegati. Nel rapporto si evidenzia ad esempio che solo tre componenti dell’equipaggio furono assegnati alla verifica del funzionamento dei 29 ascensori della nave, in cui sono state rinvenute nove vittime. Interpellato dal Bild am Sonntag, il ministro Ramsauer assicura un intervento con i colleghi del ministero dei trasporti italiano. E spiega: “L’obiettivo deve essere quello di chiarire in modo netto le cause dell’incidente, e gli eventuali punti deboli”.

Su quest’ultimo, decisivo aspetto della tragedia, le autorità tedesche non si spingono oltre. Almeno per ora. Certo è che viene messa in discussione la stessa indagine della magistratura italiana. Di quella procura di Grosseto che, ben diversamente da quanto fatto dai colleghi di Lucca nel caso della strage ferroviaria di Viareggio, ha elaborato un impianto accusatorio che nei fatti individua come principale, quasi unico responsabile del disastro il comandante Schettino.

La linea del procuratore grossetano Francesco Verusio e dei suoi sostituti è stata peraltro confermata dal giudice dell’udienza preliminare Pietro Molino. Nell’accogliere la richiesta di patteggiamento – con l’ok della procura – dei due ufficiali in plancia Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, dell’hotel director Manrico Giampedroni, del timoniere Jacob Rusli Bin e dello stesso capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, il gup sentenzia che a bordo di navi anche immense come la Concordia decide uno soltanto. Il capitano. “L’organizzazione complessa quale è il governo di una nave da crociera come la Costa Concordia – scrive Molino – si distingue rispetto alle altre per una struttura di comando pressoché totalmente verticistica, per espressa previsione normativa”. Quindi anche i “plurimi deficit colposi” da ascrivere ai cinque coimputati del processo (accusati di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni), portano ad una pena oscillante da un anno e 6 mesi a 2 anni e 10 mesi. Condanne che molti difensori di parte civile considerano “vergognose”: “Pene da abuso edilizio – osserva per tutti Massimiliano Gabrielli del pool ‘Giustizia per la Concordia’ – non da omicidio”. Ma il gup Molino le ritiene “del tutto adeguate alle specifiche responsabilità”, giudicate assai limitate di fronte alle decisioni del comandante.

Intanto i mastodonti della multinazionale Carnival, proprietaria della Costa, continuano a lambire gli approdi turistici più suggestivi, come successo sabato scorso a Venezia. Mentre le norme di sicurezza sono state rese assai più stringenti, con corsi specifici per chiunque lavori sulle navi da crociera. Corsi gratuiti per l’equipaggio. A pagamento per tutti gli altri.