La sopravvivenza degli accordi di Schengen è legata a un filo sempre più tenue. “Per salvare Schengen siamo a una corsa contro il tempo”, ha ammesso ieri a La Valletta il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. Dopo l’Ungheria, l’Austria e la Croazia, anche la Slovenia prevede “ostacoli tecnici” alla frontiera per bloccare i migranti, la Svezia ha rimesso “provvisoriamente”, per 10 giorni, i controlli ai confini, seguita dalla Danimarca e la Francia da oggi (per un mese) sospende Schengen a causa della Cop21. La Ue, dopo aver partecipato nella capitale di Malta al vertice con i paesi africani e promesso 1,8 miliardi (ma per il momento ce ne sono davvero solo 78,2 milioni), si è riunita in un mini-summit monco, a cui non hanno partecipato Gran Bretagna, Polonia, Irlanda e Portogallo. Al centro dell’incontro – che molti diplomatici hanno giudicato “inutile” – c’è stata la questione delle relazioni con la Turchia. Per far diminuire i flussi di migranti che passano dai Balcani, la Ue non ha più altre carte che puntare tutto sulla collaborazione di Ankara. I dirigenti dei più grandi paesi Ue incontreranno Erdogan domenica, al G20 di Antalya, in Turchia. Lunedi’, il presidente turco dovrà vedere i presidenti di Commissione e Consiglio, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk. Angela Merkel, in grave difficoltà in Germania sul fronte dei rifugiati, chiede un vertice Ue-Turchia, voluto anche dalla Commissione. Potrebbe aver luogo il 29 novembre a Bruxelles. La Ue ha promesso a Erdogan 3 miliardi (2,5 dovranno essere sborsati dai paesi membri, il resto sarà preso sul bilancio Ue), David Cameron prevede di versare in aiuti bilaterali 184 milioni alla Turchia su due anni. L’obiettivo è che Ankara tenga sul suo territorio il più possibile dei 2 milioni di rifugiati siriani. In cambio, Bruxelles è pronta, oltre ai miliardi promessi, a fare varie concessioni alla Turchia, che passano male in alcuni stati: velocizzazione nella concessione dei visti ai cittadini turchi e apertura di nuovi capitoli (23 e 24) del processo di adesione, anche se un rapporto, pubblicato martedi’ dalla Commissione, è molto critico con la Turchia di Erdogan sullo stato di diritto, la libertà di stampa e la repressione dei curdi.

Ma l’Europa non sa più come far fronte alla crisi dei rifugiati, una “situazione ingestibile”, ha ammesso ieri il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, facendo riferimento alle lentezze della ricollocazione dei 160mila approvata sulla carta ma che finora ha riguardato solo qualche migliaio di persone. “Se continua cosi’, i profughi saranno redistribuiti a fine secolo” ha avvertito Juncker. Poco per volta, si moltiplicano le chiusure. La Germania ha ristabilito Dublino anche per i siriani (rimandare i rifugiati nel primo paese di arrivo, fatta eccezione della Grecia), ma l’Ungheri ribatte: “non li riprendiamo”. Merkel è in una posizione sempre più debole e tiene praticamente solo grazie all’Spd. I giornali evocano un putsch di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze, alleato di Thomas de Maizière, responsabile degli Interni: si oppongono chiaramente al rifiuto di Merkel di mettere un tetto all’accoglienza. Il governo studia la possibilità di creare campi di transito alla frontiera e di concedere ai rifugiati solo più “visti temporanei” senza diritto al ricongiungimento famigliare (una misura che sarebbe pero’ contraria a una direttiva europea). La Svezia, dove la popolazione è sempre più ostile all’accoglienza, ha deciso da mercoledi’ di imporre dei controlli provisori alle frontiere per dieci giorni, per ragioni di “ordine pubblico”. L’Austria sta pensando di mettere un “tetto” a 6mila entrate al giorno. La Slovenia ha deciso di costruire “ostacoli tecnici” alle frontiere, non per chiuderle, ha precisato il primo ministro Miro Cerar, ma per regolare i flussi ed evitare “un rischio di sommersione”. In Francia, a Calais la situazione è esplosiva, dopo tre notti di scontri tra migranti e polizia. La Gran Bretagna non lascia più entrare nessuno dal 26 ottobre. I migranti cercano ora di rallentare il traffico per prendere d’assalto i camion e nascondersi.