Più avanza la decadenza di Silvio Berlusconi, più la parabola politica del suo partito somiglia a una Dynasty padana, ma con continue incursioni di personaggi in arrivo dal resto della penisola, prima fra tutte la napoletanissima Francesca Pascale. Proprio lei, l’irruenta promessa (forse) sposa, è entrata ieri in campo a gamba tesa “promuovendo” la candidatura di Marina la primogenita alla successione del re declinante: «Spero che pensi davvero a questa incredibile sfida, anche se mi rendo conto di quale sacrificio possa rappresentare». Non paga, la potentissima vibra mazzate anche ai capibastone assiepati al vertice del partito azzurro, o di quello che ne resta.

Difficile immaginare che solo per coincidenza la prima intervista politica dell’ex starlette arrivi proprio quando le quotazioni dell’altra figlia, Barbara, sembravano decollare, mentre quelle di Piersilvio affondavano. Quello che si intravede sullo sfondo è uno scontro inconfessabile tra due ali della famiglia per contendersi l’eredità politica (ma forse anche aziendale) dell’uomo che ha incarnato un ventennio di storia italiana. Da una parte la fidanzata, i figli di primo letto, la senatrice Maria Rosaria Rossi, capo dello staff politico del leader, e con loro Giovanni Toti, consigliere politico del medesimo, gli astri nascenti. Sull’altro fronte Barbara e dietro di lei Veronica Lario, in asse con i dirigenti a rischio di emarginazione, in primo luogo Raffaele Fitto. In mezzo gli amici veri, Confalonieri, Letta, Doris.

Ormai da settimane nei corridoi della politica, che spesso colgono l’essenziale più dei salotti tv e più che mai quando si tratta di un tipo che fatica a distinguere la sfera privata da quella pubblica come l’ex Cavaliere, circolano voci sul dominio pieno e incontrollato che la coppia Pascale-Rossi eserciterebbe nella reggia di Arcore. La prova provata non sarebbe la defenestrazione di questo o quel capetto forzista ma di due persone che per il sovrano sono a lungo state più importanti di qualunque dirigente azzurro: Marinella e Alfredo, la segretaria onnipresente e il cuoco a cui spettava anche il compito di “assaggiatore televisivo”.

A lui il monarca delegava il compito di tenere l’attenzione sempre desta sullo schermo, e di avvertirlo quando era il caso di intervenire. Solo chi non capisce che, come afferma con coscienza di causa Giuliano Ferrara, «Berlusconi è stato un re» può immaginare che nel suo universo queste fossero figure secondarie. Ora Marinella ad Arcore non entra più e Alfredo ha aperto un ristorante. Non erano graditi alle nuove regine, Francesca e Maria Rosaria.

La partita tuttavia resta del tutto aperta, e per diversi motivi. I dirigenti che la nuova corte vorrebbe fossero messi all’indice hanno dalla loro una quota di consensi sul territorio dalla quale non si può prescindere. Senza di loro, e con il capitano fuori gioco, la squadra azzurra, che nei sondaggi è già terza a parecchie lunghezze dal Pd e dal M5S, rischia forte di scivolare in quote vicine a quelle della vecchia An: sotto il 17%.

In secondo luogo, per quanto negli ultimi mesi sia stata sempre più identificata come la principessa ereditaria, Marina è appesantita da un handicap che nessuno considera più esiziale di suo padre: l’incapacità di bucare il video, una presenza scenica poco accattivante. Vero è che anche Barbara, oltre all’età e all’inesperienza, ha la sua ombra: un legame inossidabile con mamma Veronica.

Anche per questo il sovrano ancora non ha deciso nulla e se il 10 aprile i magistrati di sorveglianza gli lasceranno le briglie abbastanza lente eviterà, almeno per ora, di scegliere tra un’ala e l’altra della famiglia. Ma ogni giorno prende più corpo il rischio che l’ex allegro sovrano si trovi all’improvviso nella parte ingrata di Re Lear.