Visioni

Scene su foglio. In mostra le carte segrete di Daniele Lievi

Scene su foglio. In mostra le carte segrete di Daniele LieviDaniele Lievi «La torre», dipinto su cartone tecnica mista

A teatro Al Musa esposti i materiali delle scenografie realizzate dall’artista scomparso, accanto a inediti. Creatore di immaginari che decifravano le regia del fratello Cesare

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 aprile 2022
Gianfranco CapittaSALO' (BRESCIA)

Si è aperta ieri, al Musa sulle rive del lago di Garda, una mostra ricca e commovente, dedicata a un artista scomparso giovane ma che aveva già dato prova di straordinaria fantasia e abilità, Daniele Lievi. Assieme al fratello, Cesare Lievi, ha realizzato spettacoli che hanno fatto epoca sul finire del secolo scorso, ottenendo grande successo in Italia, in Germania e nella strategica Vienna dove risiede uno dei teatri più importanti dell’intera Europa, il Burgtheater.

ORA LA MOSTRA Carte segrete teatro/visioni (aperta fino al 30 novembre) espone una larga parte (ma pare ne restino archiviati molti altri) di quei materiali, nelle sale rinnovate e accoglienti dell’istituzione museale di Salò, che si affaccia sullo stesso lago dove a Gargnano, pochi chilometri più in là, l’artista è cresciuto e ha cominciato a fare teatro. O sarebbe meglio dire «teatri» perché Daniele non era un semplice scenografo, ma davvero un creatore di «immaginari», mondi che racchiudevano, e insieme decifravano e moltiplicavano, con cronometrica precisione, le suggestioni delineate dalle regie di suo fratello Cesare. Il quale continua ovviamente a fare spettacoli, di teatro e d’opera, in Italia e all’estero, restando uno dei nostri maggiori registi. È lui ad aver ideato questa mostra/omaggio, curata da Bianca Simoni.

CERTO, assieme al fratello Daniele, con cui condivideva crescita e formazione, uno sul versante più letterario e l’altro su quello artistico, hanno costituito un «tandem» di origine familiare praticamente unico sulle scene italiane. Anche se la loro fortuna e notorietà si è diffusa prima nell’area di lingua tedesca, dopo essersi forgiata a Gargnano dove insieme con altri amici avevano fondato il Teatro dell’acqua, nello stanzone abbandonato di un’antica caserma. Erano stati i più importanti critici tedeschi a suggerire nei primi anni 80 a Franco Quadri, allora direttore della Biennale teatro, di invitarli a Venezia con il fantastico Barbablù di Trakl che procurò loro una enorme platea di ammiratori.
Il segno visivo di Daniele si affermò con grande efficacia negli spettatori di allora, e cominciò un percorso di grande successo per i fratelli Lievi (familiarmente Brüder Lievi per il pubblico tedesco, quasi fossero un marchio di garanzia). Negli anni successivi realizzarono spettacoli rimasti nella storia, come un Empedocle sui ruderi di Gibellina, e titoli che dalla Germania erano praticamente ancora non conosciuti sui palcoscenici italiani, dai goethiani Clavigo e Torquato Tasso. Del resto Cesare è stato anche traduttore di testi di Goethe, Holderlin, Kleist, Rilke e Botho Strauss (l’editrice Morcelliana sta per pubblicare in volume tutti i suoi testi teatrali). Quando poi nel 1990 una tragica malattia si portò via Daniele, avevano già preparato assieme un maestoso Parsifal, ricchissimo di immagini, riferimenti e invenzioni per l’inaugurazione scaligera. Ma l’artista, oltre a dipinti e bozzetti, aveva lasciato anche numerose Carte segrete, come lui le chiamava.

OVVERO IMMAGINI schizzi e spesso veri dipinti, che nella loro autonomia (e autosufficienza) erano nati dalla ricerca dal disegno di scenografie, o che a quelle tornavano per approfondirne l’ispirazione. Insomma frutto di una attività che si potrebbe definire «giocosa» se non suonasse riduttiva per la ricchezza, di tratto, immagini, evocazioni.
«Teatro su foglio» sarebbe meglio definirle, e che oggi è bello scovare, esercizio di piacere ma anche altamente formativo, e che era evidentemente la sfida prometeica di un giovane artista, che gli dei dell’arte hanno voluto rapire giovane. Come nelle migliori favole del mito.

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