Un impiegato pubblico armato di fucile e di pistola semiautomatica calibro 45, ha aperto il fuoco in un ufficio municipale di una cittadina di 450.000 abitanti, Virginia Beach, provocando 13 morti e 3 feriti in quella che è l’ennesima strage americana, la terza solo nell’ultimo mese.
In conferenza stampa il capo della polizia locale, James Cervera, ha definito «una scena di guerra» l’immagine che gli si è presentata entrando nell’edificio del complesso municipale, dove l’uomo «ha iniziato a sparare indiscriminatamente su tutte le vittime». Una persona è stata uccisa fuori, nella sua macchina, mentre le altre sono state trovate morte su tutti e tre i piani dell’edificio.

«Grazie al rumore degli spari – ha spiegato Cervera – i quattro poliziotti intervenuti sono stati in grado di localizzare il punto in cui si stava consumando la strage e posso dirvi che è stata una lunga battaglia».

Nessuna ipotesi sul movente è stata formulata. L’uomo che ha compiuto la strage è morto nello scontro a fuoco con la polizia; di lui si sa che era un ingegnere 40enne, DeWayne Craddock, funzionario del dipartimento dei lavori pubblici e che aveva servito nelle Guardie Nazionali.
«È un giorno tragico» ha commentato il governatore democratico della Virginia, Ralph Nortman. Trump ha mandato via Twitter condoglianze e preghiere alle famiglie delle vittime; ben diversa la reazione dei candidati democratici che hanno detto di non credere più all’invio di preghiere e condoglianze come mezzo per fermare la violenza armata. «Non possiamo accettarlo come un avvenimento consueto – ha scritto il candidato John Delaney – dobbiamo intervenire sulla sicurezza delle armi».

«11 persone morte in un altro insensato atto di violenza armata – ha dichiarato il senatore del New Jersey in corsa per la Casa bianca, Cory Booker – Abbiamo il potere di fermare tutto questo con leggi sulla sicurezza che mettano fine a queste tragedie».

«Stavolta è Virginia Beach. È inaccettabile che l’America rimanga l’unico paese sviluppato dove questo è routine» ha detto Pete Buttigieg e sullo stesso tono sono state anche le dichiarazioni di Elizabeth Warren, Kamala Harris, Joe Biden.

Ma l’affondo più duro è arrivato da Bernie Sanders, che solo negli ultimi anni ha abbracciato il movimento contro le armi: «I giorni della National Rifle Association (Nra) al controllo del Congresso, dove scrive le nostre leggi sulle armi, devono finire – ha twittato Sanders -. Il Congresso deve ascoltare il popolo americano e questa violenza armata deve finire».

I candidati democratici si riferiscono a norme di basico buon senso, come vietare le vendite di armi automatiche o semiautomatiche, ma già questo suona come una perversione alle orecchie della lobby delle armi. Che tramite il suo portavoce ha ripetuto ciò che afferma a ogni mass shooting: «La Nra non è responsabile per il crimine commesso da quest’uomo».