«La sinistra non deve avere paura del concetto di rimpatrio. Per chi arriva in Italia senza titolo le procedure devono essere velocizzate, su questo forse siamo stati molto timidi». Matteo Renzi mette le mani avanti. Nonostante ieri un portavoce della commissione europea abbia ribadito l’intenzione di sostenere a spada tratta la proposta dei ricollocamenti obbligatori tra gli stati membri di 40 mila migranti siriani ed eritrei, è praticamente scontato che il consiglio europeo di oggi si concluderà mandando in soffitta le buone intenzione di Jean Claude Junker e varando un nuovo sistema di divisione dei richiedenti asilo basato sulla volontarietà degli Stati, rendendolo così di fatto temporaneo e non definitivo. Misura che sarà accompagnata dal definitivo via libera alla missione europea Eunavfor Med contro gli scafisti, da nuove e più rigide norme tese a rendere più veloci le identificazioni e l’esame delle richieste di asilo ma soprattutto i rimpatri dei migranti irregolari senza escludere la possibilità, se necessario, di trattenerli anche per 18 mesi, come anticipato nei giorni scorsi da commissario europeo per l’Immigrazione Dimitri Avramopoulos (provvedimento quest’ultimo che contrasta con la normativa italiana, secondo la quale un immigrato non può essere trattenuto in un Cie per più di 90 giorni).
Quella che uscirà dal consiglio europeo sarà dunque un’Europa disposta a concedere un contentino a Italia e Grecia, i due Paesi che sostengono il peso maggiore dell’emergenza immigrazione, ma sicuramente più decisa a liberarsi al più presto di chi ritiene non abbia diritto a rimanere sul proprio territorio.
Tutte cose che Renzi sa bene. Per questo ieri, parlando del vertice europeo di oggi prima al Senato e poi alla Camera, più che insistere sulla necessità che Bruxelles si faccia finalmente carico di quanti scappano da guerre e persecuzioni, preferisce centrare l’attenzione sul problema degli irregolari. «E’ molto difficile – dice il premier – gestire la questione immigrazione trovando la giusta via tra il pericolo e una soluzione che non sia un cedimento al buonismo e alla superficialità». Parole che somigliano a una resa annunciata prima ancora dell’inizio del consiglio europeo.
Del resto si era capito da tempo che non c’era nessuna intenzione di approvare il pur timido piano Junker. A sgomberare gli ultimi dubbi ci ha pensato l’Ungheria di Viktor Orban annunciando prima l’intenzione di costruire un muro ai confini con la Serbia e poi la sospensione del regolamento di Dublino III, decisione rientrata ieri. Ma il messaggio inviato a Bruxelles e al fronte «buonista» è arrivato forte e chiaro.
L’esito della partita che si giocherà oggi a Bruxelles è quindi quasi scontato e certamente lontano dalle aspettative del governo italiano, che solo la settimana scorsa alzava la voce minacciando di essere pronto «a far da solo» se l’Unione europea non avesse messo fine alla sua inerzia. Anche su questo, ieri Renzi ha preferito abbassare i toni: «L’Italia può persino permettersi di fare tutto da sola nel Mediterraneo – ha scritto il premier in un articolo pubblicato da «La Stampa» -. E’ l’Europa che non può permetterselo. E’ l’Europa che deve dimostrare quali sono i valori in cui crede».
Ma Renzi deve pensare anche al fronte interno e all’offensiva sull’immigrazione portata avanti dal centrodestra, Lega in testa. Insieme al ministro degli Interni Alfano questa mattina alla 9 vedrà le Regioni e i rappresentanti di alcuni sindaci per discutere di accoglienza dei migranti nella speranza di poter poi volare a Bruxelles con in tasca un consenso unanime al piano che prevede una distribuzione dei migranti tra le Regioni in base alla popolazione. Per una volta i numeri sono dalla sua parte: da gennaio fino al 23 giugno, infatti, sono sbarcati 59.606 migranti, tanti quanti ne sono stati rilevati nello stesso periodo del 2014. Nessuna invasione quindi. Ed anche grazie a questi dati che spera di convincere Liguria, Lombardia e Veneto – le tre regioni ribelli – a fare la loro parte.
Preoccupazione per l’esito del consiglio europeo è stata intanto espressa anche dal Consiglio italiano dei rifugiati (Cir): «L’unica cosa su cui sembra che ci sia accordo è l’operazione Eunavfor-Med per il contrasto ai migranti», scrive in una nota il Consiglio sottolineando come conseguenza della missione sarà il fatto che i migranti non avranno altra alternativa che le carceri libiche. Il Cir chiede invece l’avvio di un programma nazionale di reinsediamento e la possibilità per i migranti di presentare domanda di asilo alle ambasciate europee dai Paesi di origine e di transito.