Il cerchio si stringe attorno ai più importanti esponenti politici del Partito popolare spagnolo. Oltre a Mariano Rajoy, che sarà costretto a testimoniare sul principale caso di corruzione che colpisce il suo partito, ieri le luci mediatiche sono cadute sul potentissimo ex presidente della Comunità di Madrid, che è stato arrestato.

Ignacio González era il numero due dell’eterna avversaria di Rajoy, Esperanza Aguirre, lei stessa presidente per molti anni prima di González. Proprio oggi Aguirre è chiamata a testimoniare nello stesso caso in cui è chiamato a rispondere anche Rajoy: il caso Gürtel, “cintura” in tedesco. Il caso prende il nome da Francisco Correa (correa, appunto, “cintura” in spagnolo), un imprenditore senza scrupoli al centro di una vastissima trama di corruzione del partito popolare.

Nonostante la pronta reazione del Pp, che per bocca del suo portavoce parlamentare l’ha già definito «un traditore», González e Aguirre, esponenti della roccaforte del partito, la Comunità di Madrid, erano legati da una solidissima alleanza politica.

La mega-inchiesta anticorruzione era nata nel 2015 da una denuncia e ha portato solo ieri a 12 arresti, 30 perquisizioni e vari interrogatori per una lunga serie di gravissimi reati legati alla corruzione e ad affari poco trasparenti di González e dei suoi sodali quando l’esponente popolare controllava l’azienda pubblica di Madrid Canal de Isabel II. Il passo in avanti dato ieri dal giudice simbolo della guerra alla corruzione, Eloy Velasco, costituisce un notevole salto di qualità perché tocca da vicino il cuore del Partito popolare di Madrid, al centro di tutte le trame che gli inquirenti stanno passando al setaccio in diverse inchieste in tutto il paese.

González si aggiunge ai pesos pesados del partito che governa la Spagna che sono già caduti in disgrazia: l’ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Rodrigo Rato, a suo tempo definito dall’ex premier José María Aznar «il miglior ministro delle finanze che la Spagna abbia mai avuto» (passato per il carcere, è accusato di frode, riciclaggio, appropriazione indebita e altri reati, nonché di aver affondato la principale entità bancaria spagnola, Bankia); il tesoriere del partito, Luís Bárcenas, rimasto due anni in carcere e accusato di gestire una enorme cassa B di bilancio in nero del Pp, con il quale sembra distribuisse le mazzette a diversi esponenti del partito, nonché di aver evaso milioni di euro nascondendo soldi in Svizzera.

Se Rajoy, nel suo stile, non ha aperto bocca sulla tempesta che si sta scatenando sul suo partito, l’assai più giovane e scaltra Cristina Cifuentes, oggi alla guida della comunità di Madrid e una delle leader emergenti, ha immediatamente fatto sapere che collaborerà con la giustizia (anche lei è stata chiamata a testimoniare ieri) e che allontanerà i corrotti dal Pp di Madrid. Il suo governo aveva portato le carte dei sui predecessori al giudice titolare dell’inchiesta. Cifuentes governa la comunità con l’appoggio di Ciutadanos e un solo voto di scarto. Ma il voto della deputata popolare Elena González-Moñux era in bilico fino a pochi giorni fa: è in malattia per depressione dopo, dice, aver subito mobbing da parte del portavoce parlamentare del suo stesso partito.

Podemos Madrid, guidato da un fedelissimo di Pablo Iglesias, Ramón Espinar, è disponibile a votare una mozione di sfiducia appoggiando un candidato del Psoe. I socialisti però hanno fatto sapere che è Ciutadanos che ha «la chiave» per far fuori il Pp.

Da parte sua Ciutadanos, accusato da Podemos di essere «la stampella della corruzione» per ora frena: dicono che il loro accordo di ferro con il Pp non è in pericolo, a patto che nessun imputato occupi un posto pubblico. «E González ha smesso di farlo nel 2015», quando si dimise, ha ricordato il partito arancione.