Fama di artista maledetto, quella del musicista, cantante e a volte regista Serge Gainsbourg (Parigi 1928-1991): amante delle donne, dell’alcol, del fumo, delle notti, di tutte le trasgressioni. Ma forse si trattava solo di un artista particolare, mai contento di sé stesso e sempre alla ricerca del «nuovo» che doveva superare il già visto o il già ascoltato. Questo libro di Jennifer Radulovic, a cui l’autrice ha dedicato tre anni di ricerche, più che a una biografia assomiglia a un enciclopedia su Gainsbourg (Scandale!, edizionipaginauno.it, pp. 340, 23 euro). Ce lo restituisce infatti per quello che era. Qui troviamo ogni notizia che lo riguarda, dall’infanzia alla notorietà conquistata poco a poco: i matrimoni, gli amori, l’iniziale passione per la pittura, la cronologia dei dischi incisi, la genialità delle sue invenzioni musicali, i punti deboli a iniziare dal fumo delle inseparabili sigarette Gitanes e dall’alcol, la propria concezione dell’arte e della vita.

TUTTO INIZIA nel 1957, quando Gainsbourg scopre il proprio talento musicale (era figlio di un pianista, la sua famiglia era di origini russe ed ebraiche). Ha in quel periodo una grande passione per Boris Vian, musicista jazz che animava i caveau del dopoguerra a Parigi. Inizia a scrivere canzoni per Juliette Greco, la musa degli esistenzialisti alla Jean-Paul Sartre. Scopre lentamente di avere i numeri per scrivere musiche e pezzi suoi. Il primo disco è l’omaggio alla poesia francese con il pezzo Chanson de Prévert, concepito in onore di Jacques Prévert, che però non ebbe molta fortuna. Gli andò meglio con Requiem pour un Twister.

L’ESPLOSIONE del fenomeno Gainsbourg avviene a cavallo dell’indimenticabile ‘68. Jennifer Radulovic chiama il capitolo dedicato all’incontro con Brigitte Bardot «La notte dell’eros», dopo aver citato in apertura una frase del musicista: «Amo la notte, ho le idee più chiare nell’oscurità». Da qui l’idea dell’autrice di mettere la parola chiave «notte» in ogni capitolo del volume. Tornando all’incontro con Bardot, è importante perché fu una grande amore reciproco (più grande quello di Gainsbourg) e perché avvenne in un momento cruciale delle loro carriere: Brigitte voleva cambiare la propria immagine fondata solo sulla bellezza senza rivali cimentandosi con la musica (incise un disco), Serge voleva mettersi alla prova come pigmalione e regista (curò una trasmissione televisiva di Bardot che ebbe molto successo). L’incontro cela pure la fattura di Je t’aime moi nos plus, la canzone/scandalo più nota internazionalmente di Gainsbourg, dove si mima un amplesso e che l’autore scrisse proprio per Brigitte. Lei la incise per prima volta con lui, poi lo pregò di non editarla in vinile per problemi con i contratti che aveva firmato e con il marito dell’epoca Gunter Sachs (lui le impose di troncare la relazione con Gainsbourg). In queste pagine di Radulovic ci sono tutti i particolari di quella storia. Je t’aime moi nos plus, verrà portata al successo definitivo dall’accoppiata Gainsbourg-Jane Birkin alla fine del 1968, un anno dopo la prima registrazione di Bardot. Jane è stata compagna fondamentale nella vita del musicista. L’amore nacque sul set del film Slogan. Birkin, inglese, aveva appena vent’anni e parlava male il francese, però era balzata alla notorietà per aver interpretato il film Blow-Up di Michelangelo Antonioni.

IL SODALIZIO umano e artistico tra i due – frutto duraturo la figlia Charlotte, attrice – fu di fondamentale importanza per i due. Il 2 marzo 1991, nella sua casa di Rue De Verneuil, sessantatreenne, Gainsbourg fu stroncato da un infarto. Era quasi cieco e malato. Chiude il libro un’utile bibliografia.