Il giorno dopo l’intervista del capo della polizia Franco Gabrielli a Repubblica, si riapre il dibattito sulle giornate di 16 anni fa, quelle del G8 a Genova. Franco Gabrielli ha deciso di tirare una linea, sostenendo che a Bolzaneto fu «tortura», sottolineando le responsabilità della polizia, tanto di agenti, quanto di funzionari, arrivando a dire che se fosse stato De Gennaro, allora al vertice della polizia, si sarebbe dimesso.

FRANCO GABRIELLI fa parte della stessa «scuola» – anti terrorismo e Digos – di Ansoino Andreassi, durante il G8 vice capo vicario della polizia; l’allora capo era Gianni De Gennaro. Gabrielli è sicuramente estraneo al modello di polizia di De Gennario. Non a caso – come riportato dal Corriere della sera nel 2008 – Ansoino Andreassi, di fronte al Comitato parlamentare d’indagine sugli scontri di Genova, per quanto riguarda ad esempio l’operazione Diaz disse di percepirla come «oggettivamente rischiosa».  Anche per questo motivo, sostenne Ansoino Andreassi «suggerii» all’allora questore di Genova Francesco Colucci di «consigliarsi» con il capo della polizia Gianni De Gennaro. E proprio Gianni de Gennaro, oggi presidente di Leonardo, l’ex Finmeccanica, riemerge nelle parole di Gabrielli a Repubblica. Il prefetto utilizza proprio l’ex capo per tracciare, o provare a farlo, una linea netta tra passato e presente.

LE SUE ESTERNAZIONI, se provano a fornire scuse a 16 anni di distanza, per esaltare forse il nuovo corso, non eliminano però le molte responsabilità delle forze dell’ordine durante le indagini e poi in sede processuale. Se fosse stato per gli appartenenti alla polizia, oggi ne sapremmo molto meno di quanto accaduto in quelle giornate. È stata del resto la corte europea dei diritti umani a specificare che «la polizia italiana ha potuto impunemente rifiutare alle autorità competenti la necessaria collaborazione per identificare gli agenti che potevano essere implicati negli atti di tortura».

NEL CORSO DELLE INDAGINI e poi durante i processi, le forze dell’ordine non hanno certo collaborato con la magistratura, ben al di fuori di un ordinario e scontato «spirito di corpo». Le parole del capo della polizia hanno – naturalmente – scatenato reazioni.

La più rilevante è arrivata dall’allora ministro dell’interno Claudio Scajola: «La mattina successiva alla fine del G8 di Genova, il capo della polizia Gianni De Gennaro venne da me e mi presentò le sue dimissioni. Io le rifiutai, convinto, allora come oggi, che in quei momenti, assai delicati per la tenuta del paese, le dimissioni del capo della polizia sarebbero state destabilizzanti per le istituzioni». «Avviai invece – prosegue l’ex ministro – una commissione di inchiesta immediata e decisi la sospensione di alcune figure apicali del dipartimento, tra cui La Barbera». Secondo Scajola è «indubbio» che si arrivò all’evento di Genova con «una polizia impreparata».

SULL’INTERVISTA DI GABRIELLI si è espresso anche il mondo politico attuale a cominciare da Sinistra Italiana. Secondo il segretario della formazione, «Le parole di oggi di Franco Gabrielli sono importanti, si tratta di un’intervista coraggiosa. Avremmo voluto sentire parole come quelle di oggi 16 anni fa . Purtroppo abbiamo dovuto aspettare 16 anni per sentirle da un capo della polizia».

A 29 anni, Fratoianni era a Genova durante il G8 del 2001 e a inizio legislatura ha anche proposto una commissione d’inchiesta (evenienza sulla quale non tutti a sinistra sono concordi, visto anche l’attuale parlamento e le ritrosie con cui anche lo stato si è comportato riguardo Genova, vedi anche la questione dei risarcimenti alle vittime di tortura).

«Dico a Gabrielli – ha proseguito il segretario di Si – che alcune delle cose che lui auspica – ad esempio i codici identificativi per l’ordine pubblico – si possono fare anche domani. Io mi auguro che questa cosa accada senza aspettare un’altra legislatura. Bene le parole di oggi ma si continui su questa strada anche con i fatti. Osservo però in queste ore il silenzio del Palazzo dopo le parole di Gabrielli». Sulle parole di Gabrielli si è espresso in modo positivo anche Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil.

«COME SINDACATO DI POLIZIA della Cgil – dice Tissone – possiamo rivendicare con orgoglio di aver sempre sostenuto quello che oggi afferma Gabrielli: il G8 fu una catastrofe come gli anni a venire, quando i nostri stessi vertici non contribuirono alla ricerca delle responsabilità sistemiche, lasciando ai processi e alle responsabilità dei singoli il peso di una storia che non è mai stata scritta fino in fondo soprattutto sul versante del ruolo che la politica dell’epoca ebbe in quel frangente».